Anna Girolomini, un’artista dai linguaggi multiformi

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Nei pressi di porta Zamboni, in piena zona universitaria, c’è il suo studio molto interessante. 

Più precisamente, si tratta di uno “Studio Aperto”, cioè galleria d’arte, studio e abitazione nello stesso tempo. In via Zamboni, 53, oltrepassato un cortile affascinante, ci si ritrova in stanze di un antico monastero, numerose, un po’ inquietanti, ricolme di opere d’Arte di qualità: sculture, ma anche disegni, quadri, foto, “gioielli”, installazioni multimediali, pure di grandi dimensioni. Infatti, Anna Girolomini è molto versatile. Non manca una bella gatta bianca dagli occhi celesti, che la segue ovunque. 

Anna si è sempre occupata di produzioni artistiche, con un talento innato e una vocazione irresistibile. Pensate che una decina di anni fa è stata operata ad un dito che si era incurvato nella foga di scolpire! Per anni è stata sovvenzionata da sponsor; ora che i tempi sono cambiati in peggio anche per l’Arte, è costretta a vendere in “saldo” le sue opere meravigliose e di valore. Ecco il suo motto: «Considero la sperimentazione come unico modo di operare, di procedere, di essere libera.» 

Il suo viaggio inizia negli anni settanta con la pittura. Prosegue negli anni novanta col rifiuto del colore e il desiderio di allargarsi nello spazio.  L’incontro con un legno levigato e sbiancato dal tempo, dal sole, dal mare, carico di emozioni, la fa andare avanti nella ricerca di vari materiali. Legno, ferro, resina, gesso, cartapesta corrispondono via via al progetto del momento. Quindi, nascono: guerrieri, strutture aperte, maschere, arche, totem, disegni in ferro, con cui ingabbiare lo spazio, ma anche mescolanze tecniche-biologiche col sentore del mito.

L’archetipo diventa realtà vivente, fa cessare l’artificio, in un continuo dialogo con acqua, luce e aria. Anna trova materiali lungo spiagge selvagge, fra gli alberi del suo giardino, dai rottamai e propone una fusione fra la presenza umana e quella vegetale o animale, in cui non si sa più dove inizia l’una e dove finisce l’altra. “Docile fibra dell’universo”, scriveva Ungaretti. Quello che mi ha colpito di più sono state le “scatole di luce”: forme vegetali o piccole sculture incastonate che diventano simbolo, rimando alla memoria e all’inconscio. Impossibile elencare le numerosissime Mostre personali e collettive, in Italia e all’estero; ad esempio, a New-York

Solo la Bellezza può salvarci, può cercare di fermare la decadenza, il tempo, la morte. Fate un salto a vedere questo posto originale: telefonate e prendete un appuntamento (3478555496). E visitate il suo sito (www.annagirolomini.it). Oppure cercatela su face-book. Vale veramente la pena di ammirare gli scintillii misteriosi e raffinati di quest’Artista poliedrica. 

Serenella Gatti Linares 

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