Intervista al Sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi.
Il primo cittadino di questo Comune della provincia di Bologna, ci accoglie in una palazzina rosa pastello a un piano da poco restaurata e resa accogliente per i suoi cittadini.
Sindaco Sermenghi, vuol raccontare qualcosa di sé ai nostri lettori, chi è, quali sono i suoi hobby se ne ha?
Io sono nato qui, come i miei genitori. Credo nel principio secondo il quale ognuno debba essere spinto da una molla, che lo induca a migliorare l’ambiente in cui vive. Per far star bene se stesso e gli altri, allo stesso tempo. Un esempio? Abbiamo inventato gli assistenti civici, che ora altri stanno copiando. Abbiamo due pattuglie di volontari che tutte le sere si mettono in macchina e girano per il paese. Abbiamo fatto passare l’idea che se ci impegniamo tutti, stiamo bene tutti.
Sono sempre stato mosso da un senso interiore del dovere. Quando studiavo a Bologna, facevo anche il vigile urbano e sapete perché sono diventato avvocato? Perché da bambino pensavo che gli avvocati difendessero i deboli dalle ingiustizie, col tempo mi sono accorto che non è così… Oggi per difendere i deboli ci vuole ben altro.
Foto: Stefano Sermenghi Sindaco di Castenaso
Castenaso è un centro cittadino di poco più di 15mila abitanti con una storia molto antica che ha le sue radici fin dai tempi dei romani, nei suoi 10 anni di governo come ha conciliato il passato e il futuro di questo paese?
Si parla di una battaglia storica avvenuta nel 200 Avanti Cristo, tra Galli e Romani di cui parla Tito Livio nei suoi racconti, ma non sappiamo se sia accaduta qui, sulle rive dell'Idice a Castenaso; tuttavia a noi piace pensarlo, anche per affermare che qui si stava bene anche nell'antichità! Ragion per cui dobbiamo far star bene le persone anche oggi.
La storia vera di Castenaso è quella di un paese rurale dell’800, fatto di case di contadini, poi cresciuto nel dopoguerra. Oggi è cambiato tutto. Quando sono diventato Sindaco, il nostro era un paese dormitorio e penso, dopo 10 anni di mandato, di aver modificato tale condizione. Attraverso politiche mirate, siamo riusciti a costruire un po’ di senso civico, con cui commercianti, imprenditori, singoli cittadini, volontari, associazioni, hanno creduto in una nuova idea di paese. Quando vedo a Bologna macchine con la scritta “Io sono di Castenaso” sono felicissimo. Tale scritta è il simbolo del nostro Castenaso Baseball, che quest’anno è arrivato in A 1. E la nostra gente ama attaccare questo adesivo alla propria macchina.
Siamo riusciti a creare un ambiente perfetto in cui vivere ed a tutt'oggi abbiamo la fila di costruttori che vogliono edificare sul nostro territorio. La gente vorrebbe comprar casa qui e non si trova un’abitazione in affitto, mentre quelle in vendita vanno a ruba. Penso di aver fatto bene il mio lavoro.
Lei è stato eletto Sindaco nel 2009 insieme alla Lista Civica “Prima Castenaso” quindi con un programma che ha cercato di affrontare e risolvere problemi soprattutto locali, facendo un bilancio ad oggi pensa di esservi riuscito?
Sì. Ma vorrei spiegare il concetto di “Prima Castenaso”, da non intendersi nel “senso leghista” del termine. Avete presente quello che dicono le hostess sull'aereo, in caso di emergenza? Prima bisogna indossare le proprie mascherine dell’ossigeno, per poi poter aiutare gli altri. Quindi il senso è occupiamoci di noi per diventare migliori, più responsabili, per essere poi in grado di aiutare chi ha bisogno. Quindi non comporta l’esclusione degli altri. Questo concetto è passato, da noi c’è una grande solidarietà e qui si sta bene davvero.
Il nostro Comune, già da anni ha più profughi di tutti gli altri. Ho polemizzato coi miei colleghi Sindaci, che a Roma si riempivano la bocca, riguardo all'accoglienza, ma poi quando era il momento di prendere i profughi, affermavano di non avere posto. Noi abbiamo sempre ospitato, realizzando politiche serie di integrazione.
Non abbiamo mai messo le persone in un casermone su brande d’emergenza. Aggiungo anche che capisco il fastidio di chi lavora, nel vedere immigrati lasciati tutto il giorno a ciondolare, senza far niente. Noi li abbiamo divisi in piccoli gruppi, in appartamenti seri e li abbiamo fatti lavorare con le aziende del territorio, attraverso accordi mirati.
Quanto e come può incidere il singolo cittadino di Castenaso nella vita e nel governo del proprio paese? Di quali strumenti lei ha fornito i suoi elettori per proporre idee e opinioni?
Trovo che l’idea della partecipazione del cittadino sia fondamentale e mi riferisco al dovere di agire sul territorio in cui si vive. In tutti i miei discorsi ho affermato che dobbiamo impegnarci noi, perché lì fuori è il nostro pianerottolo e se lo sporchiamo, finiamo per insozzare anche la nostra casa.
Foto: entrata per disabili nel Comune di Castenaso
Ho adottato il principio cardine di ascoltare il più possibile, dicendo anche no secchi e duri, quando fosse necessario. Poi abbiamo dato la possibilità di vedere quel che accadeva nella nostra amministrazione. Ho lanciato il progetto “Sindaco per un giorno”: per anni il giovedì mattina invitavo un cittadino a trascorrere la giornata con me. E alla sera molti mi dicevano: “Non so come faccia lei a resistere a questo ritmo!”
Inoltre, abbiamo aperto tutti i canali social, siamo stati tra i primi a usare l’applicazione “Comunichiamo”, con cui effettuare segnalazioni e ottenere risposte in tempo immediato. Ma soprattutto ho cercato di costruire un rapporto personale tra l’amministrazione (e in particolare il Sindaco, che tutti alla fine cercano) e il cittadino. Ho partecipato a tutte le cene, a tutte le iniziative, sottraendo purtroppo tempo alla famiglia. È stato molto impegnativo, ma il lavoro di Sindaco va fatto così.
Cosa lascia di fatto e /o da fare a chi verrà eletto dopo di lei?
Il più grosso rammarico è che neppure in 10 anni si riesce a far tutto quel che si vorrebbe! Quelli che si candidano e poi dicono: facciamo questo, facciamo quello, mi fanno sorridere, la realtà è più difficile e lenta di quanto si possa credere. Appena divenuto Sindaco, ho pensato di realizzare il polo scolastico, di fianco alla zona sportiva, col proposito di creare un campus che potesse integrare l’attività scolastica con quella sportiva. Era il lontano 2009 e pensate che i lavori iniziano ad agosto di quest'anno, quando non sarò più sindaco! È un’opera di 13 milioni di euro, in pratica il costo di un anno di bilancio, quindi ne potete intuire la complessità.
Bisogna pensare in grande, se si pensa solo al proprio mandato non si fa bene il mestiere di sindaco. Qualcuno comincia e qualcun altro poi finirà. Sono contento di lasciare qualcosa di concreto a chi verrà dopo di me, che potrà portare avanti e concludere il progetto e ideare altro. Personalmente penso di lasciare una buona eredità e la mia coscienza è tranquilla.
Giusy Carella
In Redazione Ugo De Santis
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