L’8 marzo le donne migranti si raccontano al MET, il nuovo spazio che a Corticella ospita la compagnia teatrale Cantieri Meticci.
Un centro commerciale che si trasforma in spazio polivalente dedicato all’incontro fra generazioni, alla produzione artistica e alla cultura. È successo a Bologna, alla Coop di Via Gorki 6 a Corticella, nello storico Quartiere Navile, da sempre uno dei più popolosi della città e oggi crocevia multietnico delle vite di migranti di prima e seconda generazione, anziani, giovani coppie e studenti. Volti, piazze e strade ricche di esperienze e narrazioni in cui il gruppo Cantieri Meticci, la compagnia di attori provenienti da oltre 20 paesi del mondo fondata dal regista Pietro Floridia, ha da poco trovato la propria casa.
Inaugurato lo scorso 3 febbraio, il MET, acronimo di “Meticceria Extrartistica Trasversale”, ha subito destato l'attenzione di molti, dalle istruzioni, complice la partecipazione dell’Assessore alla Cultura Bruna Gambarelli e del Sindaco Virginio Merola, al pubblico di tutte le età che ha cominciato a frequentarne gli spazi, per passaparola o perché incuriosito dal Teatro e i suoi spettacoli che ogni week end la compagnia realizza davanti all’atrio del supermercato.
Mescolare i temi dell’immigrazione con la vita della cittadinanza è uno degli obiettivi del gruppo, che tuttavia vuole osare di più e agire sul territorio su un doppio livello, l'impegno politico e il dialogo collettivo da un lato e la creazione artistica in quanto tale dall'altro.
«Nata in seno alla Compagnia dei Rifugiati di ITC Teatro e poi proseguita nell'esperienza laboratoriale al Centro Zonarelli, la compagnia - ci racconta l’organizzatrice Angela Sciavilla - non ha mai inteso porsi come un gruppo che fa teatro sociale. Quando ci siamo resi conto che il numero di persone stava diventando molto ampio abbiamo scelto di dividerci in piccoli gruppi e di dare vita ai Quartieri Teatrali, laboratori teatrali dove i partecipanti di anni fa sono diventate le guide di quelli di oggi e con cui siamo entrati in biblioteche, moschee, circoli Arci, chiese e altri teatri, cercando di instaurare rapporti duraturi con le realtà già operanti nelle singole aree.
MET è in questo senso la terza tappa di un percorso che ci ha permesso di stabilizzare in uno spazio di processi artistici già in atto, diventando per noi lo spazio creativo tout court dedicato all’attività produttiva della compagnia stabile. Spettacoli, laboratori e concerti, la nostra è una casa da abitare ed esplorare, in continua trasformazione. Appesi alle pareti ci sono ora i disegni dell’artista iraniana Sara, cicli di storie del suo paese ma anche schizzi tratti dai nostri spettacoli, scenografie di vecchi spettacoli di Pietro, l’Archivio PoPolifonico, cassetti da aprire per vedere e ascoltare il racconto degli anziani-acrobati a cui la drammaturga Viviana Salvati ha chiesto di raccontare le acrobazie della loro vita sulla scia del nostro omonimo spettacolo Gli Acrobati.»
Protagoniste di molte acrobazie sono sicuramente dentro e fuori dal MET le donne migranti, a cui il gruppo mercoledì 8 marzo alle ore 19 sceglie di dedicare L’8 marzo lotto al MET una serata di discussione aperta, strutturata in cinque tavoli tematici cui corrisponderanno cinque linguaggi artistici con cui il pubblico sarà invitato a esprimersi e confrontarsi. «Poesia, narrazione, immagine, fanzine e esperienza sensoriale - spiega la Prof.ssa Silvia Bertolini, tra le curatrici della serata -saranno le forme con cui cercheremo di far emergere nei migranti e nelle migranti esperienze vissute legate soprattutto agli ambiti che agiscono sulle libertà personali, tra queste la libertà di movimento, di rappresentazione e auto rappresentazione, di espressione di sé e delle proprie istanze, di scegliere a proposito del proprio corpo e delle proprie preferenze sessuali.»
Lucia Cominoli
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Tel.: 333/2689051
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