Il sogno americano del giovane architetto Federigo Luzzi.
La storia di Federigo ha tutte le carte in regola per finire nella categoria “sogno americano”, per questo non lasciarsi scappare la testimonianza di chi, come tanti ragazzi italiani, offre il proprio talento all’estero non risulta banale, anzi, va raccolta e fatta conoscere con orgoglio.
Dopo la laurea in Architettura all’Università di Ferrara, conseguita nel 2010 sviluppando una strategia urbana per la città di Detroit (Michigan), e il Master in Progetto dello Spazio Pubblico presso l’Università di Ingegneria di Pisa, ha scelto di uscire dall’Italia per confrontarsi con la professione nel paese dei suoi maestri, l’Olanda.
Nel 2012 decide di tornare in Italia fondando lo studio d’Architettura “Come On Architects” con sede a Bologna, occupandosi di Progettazione Architettonica, Interior Design e Allestimenti fieristici, dando sfogo alla sua grande passione: «trasformare e realizzare lo spazio della vita quotidiana anticipando le esigenze della nostra società.»
Per tre anni lavora a questo progetto con passione e determinazione ottenendo risultati di importanza nazionale, (come il progetto in collaborazione con lo studio Officina Design delle architetture interne e degli allestimenti interattivi del padiglione FIAT New Holland all’EXPO di Milano), ed internazionale (come il progetto dello stadio del Tennis per 1600 posti a sedere a Teheran, capitale dell’Iran).
Alla fine di questo periodo, forte delle conoscenze acquisite e conscio dei limiti del mercato italiano decide di spostarsi a New York dando libero sfogo alla creatività e all’energia dei suoi anni, alla ricerca di rispetto e considerazione per la sua professionalità.
Attualmente lavora a tempo pieno per A+I (Architecture + Information), uno degli studi più dinamici ed eclettici nel panorama architettonico internazionale, su progetti di riqualificazione e sviluppo immobiliare nei quartieri di Soho, Mid-Town e Bronx.
Dalla testimonianza di Federigo trapela un mondo ricco di stimoli in cui diventa naturale mettersi in gioco, e non manca uno sguardo ottimista verso un futuro “sogno italiano”:
«Progettare edifici e spazi a Manhattan è un’esperienza incredibile ed entusiasmante, gli americani hanno un’incredibile capacità di convergere entusiasmo, talento ed organizzazione in progetti ambiziosi ed innovativi.
New York è una metropoli romantica che mi ha accolto richiedendomi molti sacrifici ma dandomi in cambio un’esperienza unica. Questa città è una vera fucina di sperimentazione a cielo aperto, accessibile a chiunque abbia energia e grandi sogni da realizzare.
Continuo comunque a sognare di progettare e costruire in Italia spazi ed edifici innovativi riconosciuti a livello internazionale, realizzando le idee di committenze illuminate.»
Sebastiano Curci
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