BNB ha intervistato Egidio Sosio, classe 1954, laureato in pedagogia, insegnante da sempre e presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Bologna ai margini di un’udienza conoscitiva del Consiglio Comunale della città felsinea proprio sulle barriere architettoniche.
Cos’è un Disability Manager?
Dovrebbe essere una specie di garante della disabilità, un portavoce delle difficoltà, dei problemi delle persone disabili. Nel nostro caso la figura in questione riveste un aspetto particolare: è un consigliere fiduciario del Sindaco, che deve armonizzare le politiche dell’amministrazione, facendo in modo che ciò che viene realizzato in città dal punto di vista architettonico, sia a norma rispetto alle esigenze fisiche dei disabili. In sostanza ci sono tantissime cose da fare, perché Bologna pone diversi problemi, rispetto alla mobilità delle persone con disabilità, per quanto concerne l’accesso ai luoghi pubblici, uffici, ospedali, strutture di cura, musei e luoghi culturali. Dunque bisogna trovare le risorse necessarie, perché vengano resi accessibili una serie di spazi cittadini. Spero di essere aiutato nel mio lavoro non solo da persone interne all’amministrazione, ma anche da esterni che abbiano maturato professionalità e competenza tali da poter aiutare le persone che rappresentiamo.
Hai in mente qualcosa di preciso da cui cominciare o aspetti segnalazioni da parte nostra?
Ho in mente alcune cose legate ai progetti dell’amministrazione. Voglio subito visionare i lavori del 2017, un piano enorme che riguarda strade, scuole, uffici pubblici. Poi c’è il problema delle pedonalizzazioni di Piazza Aldrovandi, Piazza dell’Unità e altre. Correremo ai ripari, cercando di correggere eventuali punti di debolezza. E poi spero che da questo momento ci si muova in maniera preventiva, già in fase di progettazione. Collaborerò con tecnici e professionisti nominati dal Comune. Vorrei cercare di formare le persone che operano nell’ambito della mobilità, i tecnici che redigono i progetti, gli stessi amministratori, assessori, consiglieri che prendono provvedimenti nell’ambito della mobilità, credo che debbano conoscere e interiorizzare la cultura della disabilità. E poi i tecnici devono sapere come progettare nel rispetto delle norme. Si tratta di formare i tecnici, innanzi tutto dentro l’amministrazione e poi coloro che eseguiranno i lavori. Le aziende che compiono i lavori devono avere del personale che sappia quello che sta facendo. Innanzitutto bisogna partire dai capitolati, che debbono essere corretti sotto questo profilo e poi i lavori devono essere svolti correttamente. Si tratta di formare le persone.
I comuni della nostra Regione sarebbero tenuti ad applicare una nuova legge del 2014, sull’affidamento di lavori alle cooperative sociali. Su questo bisognerebbe svolgere un’azione di controllo, per verificare l’applicazione della legge. Pensi che questo problema rientri nei tuoi incarichi?
È una cosa che forse andrà approfondita un attimo. Che alle cooperative debbano essere affidati lavori, perché queste abbiano modo di assumere e far lavorare persone con disabilità, è un aspetto che può riguardare la figura del Disability Manager. Oggi sempre più difficilmente si riescono a occupare persone con disabilità. Se invece il problema riguarda il rapporto tra amministrazioni e cooperative sociali, in questo caso una figura come la mia ha meno incidenza. Comunque il Disability Manager deve stimolare l’amministrazione in questo senso.
Esistono normative stringenti sulle barriere architettoniche. Ma dal punto di vista del metodo, non hai l’impressione che vi sia una forte carenza nei controlli e che su questo si debba agire? Mi pare esista una scollatura tra il personale politico e quello amministrativo. Sento parlare di gare senza clausole sociali. Le forze politiche da anni parlano di determinate cose che bisogna fare e che poi puntualmente non vengono fatte. Non credi che ci sia un problema di metodo tra il dire e il fare?
Sicuramente sì, ma è da così poco tempo che mi è stato assegnato questo ruolo, che ancora non ho ben capito come si muove l’amministrazione. Per comprenderlo ho in progetto un giro di incontri con i vari assessori e i vari direttori di settore, per capire il loro orientamento, il loro approccio alla parte amministrativa che li riguarda. Di certo manca una cultura rispetto alla problematica dei disabili. Gli amministratori devono conoscere cosa significa prendere sotto esame un provvedimento che riguarda anche le persone disabili, lo devono progettare in modo tale da risolvere un problema, senza crearne uno nuovo. È questo l’approccio corretto. Poi verificare il metodo è uno dei compiti che dovrò svolgere, attraverso il controllo dei procedimenti amministrativi, per verificare se sono in linea con le politiche inclusive che l’amministrazione sostiene di avere. Devo fare questo, a patto che vi sia una concreta collaborazione da parte dei settori dell’amministrazione. Ho bisogno della collaborazione di tutti, perché il lavoro è talmente enorme, da non poter essere svolto unicamente dalla mia figura. Dunque mi attiverò per coinvolgere il più possibile le persone interessate a tutti i provvedimenti che l’amministrazione prenderà.
Maurizio Cocchi
In Redazione Ugo De Santis