Aeham Ahmad combatte l’ISIS con il suo piano

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 Il pianista che ha provato e prova a combattere il terrorismo solo con la forza della sua musica.

Aeham Ahmad è un rifugiato politico che attualmente vive in Germania, appassionato fin da piccolo di musica classica, proviene da un campo profughi palestinese alla periferia di Damasco e come molti nella sua situazione ha alle spalle un’esistenza difficile benchè sia giovanissimo perché durante gli anni che ha trascorso in quel campo, frequentando il Conservatorio dove poi si è diplomato, ha conosciuto la violenza e le brutalità della guerra.
A tutto quell’odio egli ha però reagito e con il suo pianoforte ha iniziato a suonare per le strade, tra le macerie, cantando e suonando le sue composizioni e, accompagnato dal padre che suona il violino ha fatto in modo che la musica diventasse un’arma contro il terrore e lo ha fatto per tanto tempo fino a quando dei miliziani dell’ISIS hanno incendiato il suo amato pianoforte ed hanno ucciso un bimbo che si trovava lì ad ascoltare la sua esibizione.

Adesso è diventato un cittadino tedesco a tutti gli effetti perché dopo quell’episodio decise di andarsene, ha percorso la rotta balcanica fino ad arrivare in Germania dove vive a circa trenta km da Francoforte e intanto i suoi video facevano il giro del mondo così ora la sua vita è cambiata, è diventato un pianista di professione trasformandosi in una persona completamente diversa, nuova e libera di esprimersi. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo disco intitolato “Music for hope” contenente circa 20 tracce dove la musica classica si fonde con sonorità arabe e che raccontano la guerra in Siria, il dramma che sta vivendo quel paese; entro quest’anno è prevista l’uscita di un nuovo album e della sua autobiografia mentre al momento sta girando l’Italia con il suo tour che lo porterà in molte città fino a Febbraio.

Nonostante i numerosi impegni, non dimentica il suo impegno pacifista che è ciò che poi l’ha spinto a intraprendere questo percorso musicale che gli permette di inviare soldi alla sua famiglia grazie soprattutto ai concerti che tiene nei teatri, ma continua anche a esibirsi per strada gratis, come un tempo, perché la preoccupazione, la tristezza e i ricordi di quegli anni non lo abbandonano. Poco tempo fa c’è stato l’attentato ai mercatini di Natale a Berlino un episodio che ha provocato 12 morti, tanti feriti e che ha gettato il paese nella paura e nello sconforto, lo stesso musicista si è detto scioccato perché lui aveva suonato già due volte in quella città proprio pochi giorni prima del fatto, in una chiesa lì vicino e anche perché ha molti amici che vivono in quel quartiere dove tra l’altro lui si trovava poche ore prima dell’attacco.

Pianista

L’episodio gli ha fatto capire che la pace è ancora lontana, ma l’ha convinto a proseguire con i concerti gratuiti in strada perché con la sua musica vuole portare gioia a tutte quelle persone che come lui in passato, sono rifugiati e non parlano la lingua né riescono a trovare un’occupazione mentre magari, ritrovandosi per le strade con altra gente riescono a interagire, a integrarsi e perché la musica deve essere uno strumento per continuare a parlare della guerra in Siria e può creare un ponte fra culture diverse, può creare un dialogo fra popoli.

Nel 2015 ha ricevuto il Premio Beethoven per il suo impegno in favore dei diritti umani e in proposito ha detto: ”Ho tenuto i primi concerti nel campo spinto soprattutto dalla preoccupazione per i bambini, volevo compiere una piccola rivoluzione. Vederne uno morire davanti ai miei occhi mentre il mio pianoforte andava a fuoco è stato doloroso”, noi aggiungiamo che questo è stato il motivo principale che l’ha spinto ad andarsene. In Germania poi per lui la vita è andata bene fin da subito anche se gli resta la preoccupazione per suo fratello che è ancora là, in un campo di prigionia mentre fortunatamente sua moglie e i suoi figli sono riusciti a raggiungerlo quasi immediatamente e quando racconta queste cose senti nella sua voce un misto di rabbia, sofferenza ma c’è anche orgoglio, orgoglio verso una terra, la sua terra che è ormai dilaniata da troppo tempo da conflitti irrisolvibili.

Egli ha sempre dichiarato che sarà veramente felice quando ci sarà la pace, quando i siriani sparsi per il mondo potranno tornare nel loro paese in tutta sicurezza, quando l’ISIS capitolerà e sarà sconfitto; sa bene però che quel momento è ancora lontano e che questa sarà una guerra lunga e logorante, che metterà in ginocchio parecchia gente e che provocherà ancora tanti, troppi morti. Ha detto: ”…non esiste un singolo responsabile del terrorismo, i terroristi sono dei fanatici e possono nascondersi tra i migranti così come tra gli europei…accogliere persone che scappano dalla guerra non dovrebbe essere una scelta…si parla di un diritto umanitario…”, non vuole che tutti i rifugiati vengano etichettati come mostri ma resta comunque in prima linea nella lotta per la pace e la libertà combattendo questa battaglia con la sola arma che conosce, la musica.

Valentina Trebbi

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