Il Direttore di BNB fa gli auguri a tutti i lettori con l'intervista fatta all'Arcivescovo Matteo Maria Zuppi in occasione dell'uscita dell'ultimo numero cartaceo del mensile.
“Eccellenza, come sta?” Mi trema la voce, mi sento come Eugenio Scalfari che intervista il Papa. Deglutisco e tiro avanti.
Che cos’è il Natale per un cristiano?
È l’inizio di quell’incredibile storia di Dio che si fa uomo. Incredibile, perché noi siamo abituati a quello che in realtà è un mistero d’Amore! Di un Dio che non resta lontano, ma si fa vicino e fa sua la condizione dell’uomo. L’inizio di tutto ciò è il Natale.
È corretto trovare un richiamo al concetto di perdono, nel senso che Dio perdona l’uomo mandando suo Figlio?
È certamente l’inizio del perdono e mostra fino a che punto arriva la misericordia di Dio, che si fa vicino, che invece di giudicare manda il Figlio, che invece di condannare salva. Il che dimostra quanto Egli ami la condizione umana, al punto da diventare Egli stesso un uomo! È questo il mistero d’Amore! Gli uomini si credono onnipotenti e l’Onnipotente si fa uomo.
Siamo abituati a festeggiare il Natale riposandoci, facendo festa. Cosa dovrebbe fare un vero credente?
Deve cercare e scoprire dove si trova questo mistero d’Amore, dove può incontrarlo. Non nelle comodità o nel consumo. Deve incontrarlo dove si trova: in un luogo periferico. Papa Francesco insiste tantissimo nell’andare in periferia. Betlemme non è il centro di Gerusalemme, non è il salotto di casa, ma è lì che nasce un Dio che non trova posto tra gli uomini. Nasce fuori, all’aperto, in una condizione di debolezza. Venne tra i suoi e questi non lo accolsero. Recandoci lì dove tanta umanità, ancora oggi, non trova posto e non è accolta, lì troviamo il Natale vero.
Molti accostano la Natività, la storia di Maria e Giuseppe alla migrazione, anche loro erano migranti, alla ricerca di un rifugio di fortuna in cui far nascere Gesù…
È esattamente così. Proprio nella Scrittura accade subito uno scontro con l’arroganza degli uomini. Erode costringe Gesù a cercare protezione lontano. Allo stesso modo oggi molti diventano forestieri per sfuggire all’Erode incarnato nella guerra o nella fame. Anche per questo dobbiamo accompagnare chi è forestiero e accogliere chi non ha nulla, chi perde tutto come Gesù.
Molti sostengono che questo fortissimo flusso migratorio, con l’arrivo di persone appartenenti ad altre religioni e con una diversa cultura, rischia di snaturare la nostra identità. È così?
Casomai le nostre tradizioni si devono rafforzare; non è la presenza dei musulmani che snatura la nostra identità. Il problema è quello di imparare a vivere insieme. Questa sfida deve aiutarci a vivere profondamente la nostra fede e le nostre tradizioni, ma includendo e non escludendo; non contro, ma insieme!
Abbiamo assistito a momenti religiosi congiunti, lei ritiene che questa pratica dev’essere sviluppata?
Penso che dobbiamo crescere nel dialogo, questo sì. Conoscerci, rispettarci. Ognuno resta con la propria fede, non in contrapposizione, ma insieme. Quello che unisce le religioni dev’essere il Dio di pace.
Papa Francesco sembra avere un particolare interesse verso le persone laiche, se non addirittura verso gli atei. Sembra quasi avere una forma di curiosità verso una cultura diversa da quella cattolica. Cosa ne pensa?
Papa Francesco ha interesse per tutti e ovviamente pensa che il Vangelo debba essere comunicato, in particolare, a chi non lo conosce. La sua scelta è di comunicare con tutti, ascoltare e avvicinare i più lontani. È una scelta importante.
Il mondo intero attraversa un momento di turbolenza, di valori confusi e forse è importante un richiamo generale agli uomini di buona volontà, al di là degli aspetti religiosi…
Certo, ed è partire dalla debolezza dell’uomo, dalla fragilità, da quel fratello più piccolo che è proprio il bambino Gesù. Partendo dalla solidarietà possiamo affrontare le terribili sfide a cui l’umanità deve far fronte e che riguardano tutti. Mettendo al centro la persona, ritroviamo il gusto della casa comune in cui i cristiani contemplano il mistero di Dio.
Che suggerimento darebbe lei alle persone non credenti che vanno incontro al Natale?
Di guardare insieme a noi la presenza tenera e debole del Bambino nato a Betlemme, per scoprire insieme il mistero della vita. Nella solidarietà intorno a lui, troveremo il valore pieno di ciò che viviamo ogni giorno.
Maurizio Cocchi
In Redazione Ugo De Santis