Quest’anno è stato assegnato a un professore dislessico per la scoperta della microscopia crioelettronica.
Forse pochi sanno che un genio come Einstein era dislessico eppure è diventato il più grande matematico di tutti i tempi a discapito del disturbo di cui soffriva e quest’anno il Nobel per la Chimica è andato a Jacques Dubochet, professore affetto appunto da dislessia. Dare un riconoscimento tanto importante a chi è colpito da questo disturbo ha una valenza e una forza straordinarie perché fa capire soprattutto ai più giovani che la dislessia non è un ostacolo all’apprendimento o alla realizzazione di sé, basta saperci convivere e capire che non è un limite. Dubochet aveva solo 14 anni quando gli spiegarono di cosa soffrisse, anche perché andava male in tutte le materie e aveva capito benissimo lui per primo che qualcosa non funzionava; dislessia, disturbo dell’apprendimento, questa la diagnosi.
Nonostante questo il professore non si fermò, non si fece influenzare da ciò di cui soffriva e proseguì i suoi studi fiano ad arrivare ai giorni nostri e vincere il Nobel, una vittoria che ha commosso tutti e che ha fatto riaccendere la speranza ma soprattutto ha portato ottimismo in tutti coloro che da anni lottano contro questa “malattia” e si sono sempre sentiti inferiori agli altri. È ovvio che la dislessia non sia un disturbo facile da curare, ci vuole tempo e pazienza e Dubochet rappresenta un’eccezione ma troppo spesso questa parola viene considerata nella sua eccezione negativa mentre non è così ma anzi anche le persone che ne soffrono possono avere le stesse opportunità degli altri.
Il neurochirurgo Cristiano Termine ha detto che questa notizia va considerata positivamente, è stata un’importante occasione per tornare a parlare di un disturbo complesso, troppe volte preso sottogamba ma che invece è un qualcosa di molto articolato che dipende da come funzionano le reti neuronali coinvolte nei processi di scrittura, lettura o calcolo quindi difficile da incanalare. Non c’è nemmeno un segreto per aver successo soffrendo di dislessia perchè sono talmente tanti i fattori coinvolti che l’esito del percorso per ogni persona è diverso, non si può standardizzare la malattia anche per il fatto che dipende dal vissuto di ogni individuo.
Foto. Dubochet ad una conferenza
Bisogna poi precisare che questa condizione potrebbe modificarsi nel corso della vita perché può essere influenzata da ciò che succede, dalle esperienze che si vivono e anche dalla gente che si incontra perché per rapportarsi con una persona dislessica bisogna essere informati e non avere pregiudizi. Avere problemi di lettura ad esempio può portare chi ne soffre a un percorso faticosissimo per affermarsi e il rischio specialmente per i giovani che vanno ancora a scuola è che non possano esprimere le proprie potenzialità proprio perché questo blocco li tiene isolati dal resto del mondo, da ciò che hanno intorno.
La vittoria di un Nobel a un dislessico è davvero una conquista, è stata una notizia straordinaria, un passo in avanti per capire di cosa si tratta per approfondire la conoscenza di questo disturbo così tanto diffuso specialmente tra i ragazzi ma forse ancora poco preso in seria considerazione; una disabilità come la dislessia non deve però essere un freno, un impedimento alla realizzazione di noi stessi e dei nostri sogni basta crederci e avere fiducia in sé stessi e le cose belle arriveranno.
Valentina Trebbi
BLOG COMMENTS POWERED BY DISQUS