Sono sempre più numerosi i casi di piccoli nati prima dei termini previsti.
Il 17 novembre è stata la giornata mondiale dei prematuri, una realtà sempre più in crescita, basti pensare che ogni anno nel mondo circa 15 milioni di bambini vengono alla luce prima della data prevista. Moltissimi di loro non ce la fanno ma le speranze di sopravvivenza stanno crescendo e sono in netto miglioramento anche per i prematuri estremi cioè quei bimbi nati prima della 28ma settimana, un tempo davvero breve che non permette nemmeno la piena formazione del neonato. Nascere in anticipo non è poi così una novità e non sono nemmeno poche le donne che partoriscono prima, che non riescono a portare a completo compimento la gravidanza; nel 2016 solo in Italia è stato stimato dalla Società Italiana di Neonatologia che i prematuri sono stati 32.000, una cifra non indifferente ma le cose per questi bimbi stanno cambiando.
Naturalmente questi neonati vanno incontro a delle difficoltà oggettive ma c’è da dire che attualmente i bambini nati sotto i 750 grammi di peso hanno ben il 70% di possibilità di vita in più, una percentuale che prima pareva impossibile da raggiungere. Il problema più grave a cui va incontro un prematuro è soprattutto la capacità respiratoria e circolatoria ancora ridotte che possono provocare danni al cervello, agli occhi, ai polmoni e all’intestino, tutti handicap che irrimediabilmente si ripercuoteranno nella vita futura.
Tuttavia le terapie di ultima generazione sono molto migliorate e anche quelle di assistenza alla madre hanno fatto notevoli progressi permettendo una percentuale di sopravvivenza sempre più alta questo perché adesso si riesce a prolungare la gravidanza quel tanto che basta a non provocare nascite precoci o addirittura aborti. Si cerca oltre alle terapie rivolte al bambino di concentrare maggiore attenzione alle madri perché sono donne stressate, che si portano dietro un grosso carico emotivo che più aumenta più può portare alla nascita prematura quindi si devono mettere nelle condizioni migliori per affrontare questa situazione delicata.
Foto: bimbo nato praeaturo con la mamma
Vedere il proprio bimbo attaccato a dei tubi, pieno di cerotti e saper di poterlo solo accarezzare dopo essersi messi dei guanti in lattice non è una bella sensazione ma nonostante questa difficile condizione è importante aver fiducia nei medici e nelle ultime terapie in questo campo; i progressi ci sono, su tutti i fronti e i macchinari stanno diventando sempre più sofisticati così da permettere maggiori possibilità di vivere. Una volta il bambino era costretto a passare troppo tempo nell’incubatrice mentre attualmente i tempi si sono ridotti e questo proprio grazie ai nuovi macchinari in uso e alle competenze dei medici e proprio per raccontare questa difficile esperienza è stato scritto un libricino “L’arca di Noè” dalla mamma del bimbo che da il nome al testo e che era nato di soli 960 grammi.
Era una situazione disperata ma che fortunatamente è andata a buon fine e per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al miracolo il ricavato delle vendite del libro andranno al reparto di Patologia neonatale dell’ospedale Bolognini di Seriate. La condizione che si trovano a dover affrontare i prematuri ma anche le loro famiglie non è semplice perché i rischi restano altissimi e non c’è certezza di potercela fare ma è vero che i passi che si stanno facendo in questo settore sono notevoli e sempre più all’avanguardia così da garantire speranze di sopravvivenza sempre maggiori.
Valentina Trebbi
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