Fino al 9 settembre 2018 a Palazzo Albergati.
Per visitare questa mostra occorre mettere in stand-by lo sguardo occidentale e abbandonarsi totalmente alla conoscenza di un’altra cultura così lontana dalla nostra. "Giappone. Storie d’amore e di guerra" è l’ultima mostra arrivata a Palazzo Albergati (via Saragozza 28) prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia e curata dallo studioso di Arte del Sol Levante Pietro Gobbi in programma dal 24 marzo al 9 settembre.
Nomi come Hiroshige, Utamaro, Hokusai e Kuniyoshi, maestri dell’Ottocento giapponese, e oltre 200 opere che comprendono anche kimono, fotografie, abiti di samurai e ventagli per conoscere la storia, l’arte, la filosofia, la religione e i costumi del Giappone del periodo Edo.
Foto: immagine dei samurai capitanati da Kunisada Kiyomori
Si tratta di un arco di tempo in cui la famiglia Tokugawa (1603-1868) deteneva il potere politico e militare nel paese con capitale Tokyo chiamata a quel tempo, appunto, Edo. In questi anni senza guerre si forma un nuovo ceto borghese che, salito sull'ultimo gradino della scala sociale a loro possibile e non potendo aspirare a nulla di più, sviluppa un immaginario edonistico che corrispondeva al nuovo stile di vita, l’ukiyo, che significa letteralmente “questo mondo di dolore” diventato poi “mondo fluttuante”.
In questa temperie culturale fiorisce l’ukiyo-e, una nuova espressione artistica facilmente accessibile per via dei costi ridotti e la rapidità di diffusione permessa dalla stampa e dalla tecnica, la xilografia, di cui la mostra offre un’ampia panoramica. Donne belle e seduttive, samurai, attori di kabuki ma anche scene licenziose diventano le protagoniste di queste incisioni che si distinguono da quelle a cui siamo abituati perché se in Occidente ogni opera è frutto del lavoro di un solo artista, in quelle giapponesi emerge un lavoro di squadra coordinato dall'editore.
Foto: immagine di Yoshiwara dell'artista Eisen
Nonostante la cultura giapponese sia ben presente nella nostra, la mostra diventa un’occasione per fare chiarezza su alcuni concetti giunti a noi mistificati o imprecisi anche grazie ad appuntamenti organizzati dal Festival Nipponica (www.nipponica.it). Si spiega infatti il vero significato di essere geisha, esperta nell'arte della conversazione, tipica figura del periodo, ma che nulla ha a vedere con l’accezione a cui siamo abituati oppure scopriamo il surimono, il biglietto augurale, e gli shunga, la rappresentazione di incontri erotici a sorpresa molto ironici e senza il velo della censura.
Ai samurai e al teatro è dedicato l’allestimento del piano superiore con maschere, armature da guerrieri, katane immerse in immagini che raccontano i due mondi. Chiudono il percorso le fotografie d’epoca risalenti agli anni a cavallo tra XIX e XX secolo: il progresso sancisce il tramonto delle ukiyo-e ma nelle immagini in mostra si vede l’intervento manuale dei pittori del tempo. Un modo per imitare le stampe degli artisti giapponesi che testimoniano indubitabilmente la fine di un’era.
Giorgia Olivieri
Per info su: orari, biglietti, visite guidate www.arthemisia.it/it/giappone-bologna