I portici e Pupi Avati, i simboli di Bologna

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Il grande regista in città tra restauri, libri e nuovi progetti.

Pupi Avati e i portici, due grandi simboli di Bologna. È proprio il celebre regista a benedire la candidatura dei portici a patrimonio UNESCO in queste sere d’estate. L’occasione che lo riporta in città è la proiezione di: “Noi tre”, “Le strelle del fosso” e “Magnificat”, tre film recentemente restaurati e proiettati dal 23 al 25 luglio sullo schermo di “Sotto le stelle del cinema”.

«Sono profondamente lusingato per questo invito» ha dichiarato Avati a Bologna con l’inseparabile fratello Antonio «abbiamo con i portici un legame strettissimo, soprattutto con quelli che arrivano fino al Santuario della Madonna di San Luca». È proprio quella salita a suscitare l’emozione degli Avati, una lunga strada che durante la giovinezza hanno percorso prima di andare a scuola sgranando rosari.

Pupi Avati

Foto: primo piano di Pupi Avati

«In casa si respirava una profonda religiosità» ricorda «nostra madre è rimasta vedova molto giovane e si è molto affidata alla fede, fede che ho anch'io». «Il santino della Madonna di San Luca ce l’ho in tasca e so benissimo quanto questa immagine sacra abbia creato un rapporto di fiducia e confidenza con la città» continua Pupi Avati «immaginarsi un portico fin lassù è già qualcosa di fantastico: per quel poco che posso fare mi fa piacere aiutare a valorizzare quest’opera architettonica straordinaria».

Quel tratto infatti è una delle dodici porzioni di portico selezionate secondo un criterio di rappresentatività su un totale di 42 chilometri. Il dossier per la candidatura dei portici a patrimonio UNESCO è pronto: sarà organizzata una settimana ad hoc (dal 23 al 28) per discutere con la cittadinanza di questo ambizioso obiettivo e in quel periodo il progetto sarà inviato per una visione preliminare al Ministero dei Beni Culturali.

Il passaggio successivo sarà l’invio al Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti UNESCO di Parigi mentre il responso finale è atteso nel 2021. Pupi Avati, membro della Commissione Nazionale UNESCO, si unisce quindi agli sforzi che la città sta compiendo per guadagnarsi l’importante riconoscimento. Tornando ai fratelli Avati, questo per loro è un momento speciale.

Avati Alla Conferenza Stampa

Foto: i fratelli Avati e il Sindaco Merola alla conferenza stampa

Dopo i festeggiamenti per i 50 anni di carriera lo scorso 4 ottobre a Budrio (in quelle campagne fu pronunciato dal regista il primo “Ciak, si gira” sul set di “Balsamus” nel 1968), arrivano nella loro Bologna reduci del successo della presentazione del loro ultimo lavoro, “Il signor Diavolo” in uscita il prossimo 22 agosto. «Si tratta di un film “gotico”» specifica il cineasta «non è horror o splatter, il tema è la sacralità che ha piena cittadinanza nel mondo delle mie paure, come ho dimostrato anche nei miei film precedenti di questo genere».

Il regista è anche il protagonista del libro “Pupi Avati. Sogni incubi e visioni” edito dalla Cineteca di Bologna e scritto dal critico Andrea Maioli, un racconto dei temi ricorrenti dell’universo cinematografico avatiano e del rapporto con questo territorio che non comprende solo Bologna ma si spande fino all'Appennino per arrivare alle foci del Po. Gli 80 anni di Pupi Avati, compiuti il 3 novembre 2018, non sono certo un freno alla creatività del regista che ha annunciato già quale sarà il prossimo film.

«Racconterò la vita di Dante, così come la racconta Boccaccio» annuncia «speriamo di poterlo girare già quest’anno e di uscire nel 2021: saranno 700 anni dalla morte del creatore della Divina Commedia». 

Giorgia Olivieri

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