Cambiamo il mondo goccia a goccia

© FadiArorui/GVC-Italia.org

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Con il convegno, che si è svolto a Bologna di recente, la GVC Italia ci ha invitati a riflettere sul potere dell’acqua.

L’acqua è causa di nuovi conflitti e ulteriori disuguaglianze, e se per noi è difficilissimo anche solo immaginare una giornata senz’acqua tanto è vicina, comoda e potabile, per 663 milioni di persone una quotidianità senz’acqua pulita è una dura normalità. Lunghe camminate, code interminabili per procurarsi dell’acqua in ogni caso sempre insufficiente, sono problemi quotidiani che obbligano in prevalenza donne e bambini a togliere tempo alla scuola e al lavoro.

Una risorsa che diventa sempre più inaccessibile a causa di molteplici fattori esterni, come l’espansione di un modello agricolo intensivo, gli effetti del cambiamento del clima che stanno stravolgendo l’intero ciclo idrogeologico e il fenomeno sempre più massiccio del land e del water grabbing che vede paesi e multinazionali accaparrarsi sorgenti e terreni nelle zone povere del mondo. Senza l’accesso all’acqua sono negati anche la salute (frequenti le epidemie di colera), il cibo (gravissima la carestia che sta colpendo il Sael dove si è perso il 75% della terra), lo sviluppo (il caso della Palestina tra tutti) e l’istruzione. Così, quando la terra del villaggio non è più fertile e l’accesso all’acqua proibitivo, non resta che una soluzione: andarsene. L’86% dei 65,3 milioni tra rifugiati e sfollati (numeri da crisi epocale e globale) si dirige verso Paesi vicini, andando a peggiorare la situazione di Paesi in genere altrettanto poveri e ad ingrossare gli slums. 

L’Uganda, ad esempio, accoglie 800 mila rifugiati dal Sud Sudan, con un impatto enorme sul tessuto sociale. Il restante, quella parte più giovane, istruita, che può contare sull’investimento importante della famiglia, arriva da noi. Il dibattito politico europeo è tutto aggrovigliato attorno a questo tema ma, in genere, fermo sugli effetti e mai sulle cause. Perché cercare di studiare e comprenderne le cause significherebbe, in primo luogo, interrogarsi seriamente su un modello di sviluppo sbagliato.

La mappa delle crisi idriche è immediatamente sovrapponibile alla mappa delle zone a rischio di guerre e conflitti. Solo qualche esempio: la Diga della Rinascita è causa di tensione tra Egitto e Etiopia; il controllo dei pozzi è all’origine della guerra in Darfur; in Bangladesh si sono perdute terre fertili, sommerse a causa dell’innalzamento del mare. Tutte situazioni accomunate da un unico filo rosso: sono paesi poveri e fragili dal punto di vista politico.

Foto Della GVC   Bambini Del Burundi

Foto da: www.gvc-italia.org

L’innalzamento della temperatura non ha precedenti nella storia del pianeta, soprattutto perché è di una velocità eccezionale. Questo fenomeno interessa gli ultimi 150 anni di storia, un’inezia dal punto di vista geologico, eppure sta cambiando radicalmente la vita sulla Terra. La portata del Po in estate è diminuita del 40%, ed eventi estremi come nubifragi e cicloni sono frequenti anche alle nostre latitudini. Piove poco e quando piove le piogge sono di forte intensità. L’innalzamento del livello dei mari è un dato di fatto, al punto che il governo olandese ha stanziato l’enorme cifra di 15 mila miliardi di euro per far fronte al problema. Ma loro sono ricchi, possono e sanno farlo. In Bangladesh, parte delle terre è già sommersa.

Premesso che le migrazioni sono sempre dovute ad una molteplicità di fattori e che nel corso della storia ce ne sono sempre state, quelle indotte dalla perdita di habitat sono irreversibili: dopo la siccità c’è la desertificazione. L’arrivo dei migranti è tra le prime manifestazioni del cambiamento climatico qui da noi, tuttavia persone che fuggono dal degrado ambientale non hanno diritto all’asilo e devono essere rimpatriate. Dove? Dal paese da cui fuggono?

Si diceva di un modello di sviluppo sbagliato, il cui unico obiettivo resta sempre la crescita economica a scapito del contesto in cui ha luogo. Già nel 1992, in occasione del primo vertice mondiale della terra, passò il concetto che le risorse, tra queste l’acqua, sono beni economici suscettibili di essere sottomessi alle regole del mercato. L’acqua può essere acquistata e sottomessa ad un prezzo. Da lì in poi è stato un inesorabile peggioramento, basti pensare alla brevettabilità dei semi.

Si continua ad irrigare con il sistema a pioggia ignorando, o fingendo di ignorare, che la maggior parte di quell’acqua evapora prima di toccare terra; si continua a mangiare carne rossa ignorando, o fingendo di ignorare, che occorrono 18 mila litri di acqua per produrne un chilo; si continua a pensare che questo modello di sviluppo sia l’unico possibile al punto che i nostri stili di vita (invece di essere modificati) sono assunti a status symbol (nel Myanmar si sta abbandonando la tradizionale dieta a base di pesce per passare alla carne rossa mentre in Cina il numero degli obesi ha superato quello degli Stati Uniti).

Così non va. Occorre certo una classe politica all’altezza di sfide di questa portata, ma il cambiamento può avvenire anche goccia a goccia come recita la felice campagna messa in atto da GVC www.gocciaagoccia.org  #gocciaAgoccia 

Annalisa Paltrinieri

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