Marino Golinelli imprenditore e filantropo proiettato al futuro

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96 anni, portati egregiamente, Marino Golinelli ha fatto nella sua lunga vita tante cose belle e importanti, non solo nel mondo produttivo, creando utili finanziari e posti di lavoro, ma anche nel campo del sociale e della cultura.

Golinelli inizia rilevando nel primo dopoguerra a Bologna, precisamente nel 1948, un piccolo laboratorio per la produzione di farmaci, che in pochi anni diventa un’impresa farmaceutica qualificata.

Oggi, con la nuova Alfa Wassermann ha avviato, con la tenacia di un ragazzino un gruppo farmaceutico internazionale con oltre millecinquecento dipendenti. È un imprenditore, certo, ma a modo suo un pioniere, oltre a essere diventato un grande collezionista d’arte contemporanea. Tutto questo lo porta a incarnare la moderna figura del filantropo e del mecenate: un uomo che ritiene fermamente che arte, scienza e conoscenza siano il fondamento di ogni progresso umano. Convinto, come ama ripetere, che «l’imprenditore abbia il dovere di restituire alla società parte delle sue fortune». Per dar vita al suo sogno, Marino Golinelli crea nel 1988 la Fondazione che porta il suo nome, con l’obiettivo di promuovere l’educazione e la formazione dei giovani e per favorirne la crescita etica. 

Oggi è Presidente onorario di Alfasigma, il Presidente è il figlio Stefano Golinelli, perché serve dare continuità a un’impresa, il dovere sociale di trasmettere i propri valori anche nei prossimi 50 anni. La Fondazione Golinelli è indipendente dall’industria, nel senso che Alphasigma ha conferito parte del patrimonio personale alla Fondazione, che oggi ha quindi il suo patrimoni ed è attualmente l’unico esempio italiano di ente privato che s’ispira al modello delle grandi organizzazioni filantropiche americane. 

Nel nuovo Opificio, centro per la conoscenza e la cultura, ospiterà tutte le principali attività formative, educative e culturali della Fondazione. Golinelli sostiene che il mondo del capitale e del mercato cambierà in modo profondo, le tecnologie apriranno varchi impensabili, ma il pericolo è che le stesse tecnologie condizioneranno l’uomo. Un mondo sostenibile è legato, invece, a un equilibrio con l’ambiente, con il territorio, dove un certo tipo di “giustizia distributiva” può consentire a molti di accedere alle risorse. Una società più condivisa, insomma, dove condivisione vuol dire utilizzo diffuso, un fatto pratico industriale e umano, di giustizia, democrazia e libertà. 

La Fondazione Golinelli ha progetti fino al 2065. Golinelli sostiene infatti che ai giovani deve essere fornita una cassetta degli attrezzi completa di ciò che può servire per il loro futuro a sostegno della loro curiosità, passione e immaginazione per provare a combinare insieme il sapere ed il saper fare. Quindi è necessario sperimentare tanto lavoro di gruppo, capacità di gestione del conflitto, attitudine al sacrificio, gestione della complessità e dell’imprevedibile. 

Un problema italiano molto grave oggi, secondo Golinelli, è quello della disoccupazione giovanile, anche oltre il 40 per cento: una risposta può venire dall’educazione all’imprenditorialità, dando possibilità e strumenti, perché tutti possano acquisire un approccio imprenditoriale, sia che dopo la scuola vadano a fare i medici o i creativi. L’artista-ricercatore che guarda il mondo com’è non è soltanto chi crea i quadri, la musica, il design, l’architettura. È un artista anche chi vuole capire i bisogni della società.

L’Opificio Golinelli è a Bologna, ma lo sguardo è rivolto al mondo. Il primo esempio è la collaborazione con la Fondazione Kauffman di Kansas City, che si occupa di educazione e formazione. La composizione della società italiana oggi ci porta ad avere un 14% di popolazione di origine straniera, un fattore che Golinelli valuta come un punto di forza, non un rischio, in quanto, se c’è un aspetto valido per attivare la multiculturalità, quello è la scienza, perché ci apre porte che con altri percorsi è difficile aprire; la scienza ci insegna per esempio che le razze non esistono, perché c’è un’unica razza che è il genere umano. 

Occorre combattere i disvalori che s’insinuano tra i ragazzi, valorizzando le peculiarità delle culture, che devono dialogare tra loro e in questo la Fondazione Golinelli ha intenzione di operare con tenacia.

Rita Rambelli

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