Ex Staveco, una semplice idea

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Tutte le potenzialità per diventare un’Accademia dei mestieri.

Più di un anno fa, il 14 ottobre 2015, era stato presentato in pompa magna dal Sindaco Virginio Merola e dal Rettore dell’Università di Bologna Ivano Dionigi il masterplan di Campus 1088, il nuovo insediamento universitario nell’area ex Staveco.

L’insediamento universitario, compreso tra viale Panzacchi e la collina verso San Michele in Bosco. sarebbe dovuto sorgere su un’area di circa 95.000 m2 di cui 47.000 mq edificabili e 43.000 mq destinati a verde. Dei 47.000 mq edificabili oltre 20.500 mq sarebbero stati destinati agli studenti italiani e internazionali (aule, biblioteche, sale studio, spazi espositivi, spazi sportivi), oltre 19.000 mq ai Dipartimenti, circa 7.000 mq ai pubblici esercizi e al commercio di vicinato (bar, mensa, negozi, palestra).

In poche parole, un grande progetto che avrebbe rivoluzionato l’assetto urbano di quel pezzo di città, ma che sarebbe costato all’Alma Mater lo spostamento di gran parte dei dipartimenti universitari ubicati in centro e la vendita di quest’ultimi per coprire una quota di spese pari a cento milioni di euro. Invece lo scorso novembre, a sorpresa, è arrivata la notizia della disdetta da parte del Rettore Ubertini di impegnare l'Università di Bologna nel progetto di riqualificazione dell'ex Staveco tanto agognato dall'ex numero uno dell'Ateneo Dionigi. Da parte mia, condivido la scelta di Ubertini dettata dalla volontà di non svendere il patrimonio immobiliare dell'Alma Mater e di non "spogliare" il cuore della città da ciò che la rende vitale: gli studenti.

A questo punto, balzata la palla di nuovo in mano al Comune, si riaccende il problema di quale ruolo affidare a quell'area tanto strategica della città. Ricordo che prima che il Comune affidasse integralmente il recupero della Staveco all'Università, vi erano state varie proposte di cui alcune dal sottile sapore speculativo, quale l'idea di invitare Università straniere ad insediarsi in quell'area. Quest'ultima opzione, che sembra essere tornata in auge, fu fortemente criticata dall'ex Rettore Dionigi il quale dichiarò che Bologna non poteva permettersi di diventare una succursale della “Stanford University”.

A questo punto, tramontata l'idea dello stesso Dionigi e trovandomi comunque d'accordo con lui nello scongiurare subalternità accademiche di stampo anglo-sassone, proporrei di concentrare, in una parte di quell'immensa area, attività a carattere artigianale di alta qualità. Per essere ben preciso, mi piacerebbe che, coerentemente al contesto, sorgessero delle realtà il cui fine sarebbe il recupero e la trasmissione di mestieri nobili e qualificanti. L'artigianato bolognese ha bisogno di vivere attraverso nuove leve, e vedo in città realtà eccellenti che hanno bisogno di farsi conoscere e, allo stesso tempo, non vedo corsi di formazione adeguati se non in maniera sporadica.

Ho avuto la fortuna di frequentare la Scuola di Scrittura fondata da Carlo Lucarelli il cui nome richiama e vuole sottolineare il lavoro artigianale che vi è dietro: "Bottega Finzioni". Questa realtà di produzione e trasmissione culturale rappresenta, ad esempio, un ambito a cui potrebbe essere destinata la ex Staveco insieme ad altri ambiti che riguardano la produzione alimentare, dei manufatti e della moda. Insomma una vera e propria grande Bottega e Accademia dei mestieri dove gli allievi impareranno e produrranno artigianato di qualità Made in Bo, e destinato a diventare un vero e proprio brand cittadino.

Sebastiano Curci

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