In Russia, fin dal Medioevo, si beveva questa birra chiamata Kvass fatta col pane di segale.
Si tratta di una birra, che sta ormai diventando di moda anche da noi, a bassa fermentazione che si produce partendo dal pane di segale nero che le regala una colorazione molto particolare chiaramente scura e che si caratterizza anche per una bassa gradazione, circa un grado solo.
Questa particolare bevanda è da sempre molto popolare nell'Est Europa e anche in Asia, ha una lunga storia alle spalle perché già in epoca medievale le famiglie più povere consumavano questa birra e la utilizzavano in cucina per preparare tante ricette poi nei secoli successivi i contadini e soprattutto i monaci hanno portato avanti questa produzione facendola conoscere e diffondendola un po’ ovunque.
In tempi più recenti si è iniziato a produrla su scala industriale ed è commercializzata in tutto il mondo perché il suo successo è stato immediato e la curiosità attorno a questo prodotto è andata crescendo; è una birra dal sapore unico, con note dolciastre date dalla frutta che viene utilizzata e dallo zucchero, possono essere aggiunti aromi come menta o fragola, non ha conservanti ed è ricchissima di vitamina B. Ma come si produce questa bevanda?
Foto: bicchiere di birra e pane di segale
Si parte dalla fermentazione naturale del pane di segale che a volte può essere aromatizzato con mele, uvetta o frutti di bosco, zuccherata dalla linfa di betulla, si aggiungono poi lieviti e lo “starter” che permette di attivare la fermentazione. Pensate che questa birra si può preparare anche a casa propria, servono pochi ingredienti reperibili in tutti i supermercati come appunto il pane di segale che adesso si trova ovunque e che va tostato qualche minuto per rispettare la ricetta originale.
Uno dei principali vantaggi di questa birra è legato proprio al fatto che vengono usati scarti del pane che altrimenti verrebbero buttati, è una produzione sostenibile e poi partire da un prodotto finito e non da una materia prima è un vantaggio per l’ambiente perché non c’è uno sfruttamento intensivo di spazi agricoli.
Insomma il malto d’orzo impiegato solitamente per preparare la birra è sostituto da pane comune che verrebbe scartato ma che è però in grado di offrire una bevanda originale, genuina, priva di additivi e conservanti e caratterizzata da un sapore molto particolare che sta conquistando anche i palati più difficili e chi è ancora scettico dovrebbe provarne un sorso per innamorarsene.
Valentina Trebbi
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