È un disturbo che si può curare con un po’ di pazienza ma che può scatenare episodi di bullismo tra i bambini.
Balbettare è un disagio che spesso viene sottovalutato ma provoca tra i più giovani grosse difficoltà a livello sociale, si sentono emarginati e derisi per questo loro handicap, non sono considerati parte del gruppo di amici e anzi, sono vittime di episodi di bullismo.
Quest’ultimo è un fenomeno sempre più dilagante e preoccupante e che ha tra le sue vittime bambini e adolescenti, spesso nasce perché si vuole prendere in giro qualcuno per il suo aspetto fisico ma ultimamente la balbuzie sta diventando un altro motivo di derisione, avere difficoltà a parlare scatena le risate del gruppo. La balbuzie si manifesta non solo con difficoltà ad articolare parole e frasi ma non si riesce ad avere un discorso fluente, lineare, è frequente la ripetizione di alcuni suoni e parole, ci possono essere lunghi silenzi, un insieme di manifestazioni che mettono a disagio chi ne soffre.
Pensate che questo disturbo interessa circa 1 milione di persone in Italia e la maggior parte sono minorenni, non si tratta di timidezza o riservatezza due caratteristiche che spesso vengono confuse con la balbuzie, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di più serio, che va curato adeguatamente. Nei bambini poi questo disturbo provoca non solo impedimenti a scuola e nell'apprendimento ma soprattutto non vengono accettati dai loro coetanei i quali attuano nei loro confronti vere campagne persecutorie, li prendono in giro escludendoli dalla loro vita sociale.
Foto: una bambina viene additata da un gruppo di bulli
Tuttavia curarla si può; si possono seguire percorsi rieducativi appena la balbuzie si presenta, non bisogna far passare troppo tempo per non rischiare di far finire il ragazzo in un isolamento molto più marcato e difficile poi da estirpare. Questo disturbo del linguaggio è soprattutto causato da un blocco psicologico, dietro c’è quasi sempre una condizione di ansia, bisogna quindi cercare di trovare la causa scatenante così da poter proporre la cura più adeguata.
Chiaramente questo problema riguardando i più piccoli mette a rischio chi va ancora a scuola, un ambiente dove i ragazzi possono essere spietati e non capire che il loro compagno andrebbe invece aiutato, anche se è un qualcosa di impensabile perché non si ha ancora la maturità necessaria. Per questo è importante il ruolo e l’aiuto dei genitori e della scuola, da un punto di vista istituzionale; il ragazzo che soffre di questo problema deve essere ascoltato, quando prova a parlare non bisognerebbe correggerlo o interromperlo, è bene mantenere un contatto visivo continuo e mostrare interesse per ciò che dice, evitando però frasi rassicuranti.
Tutte queste indicazioni così come il fatto di renderlo partecipe alla vita quotidiana, dovrebbero essere adottate dai genitori ma soprattutto dagli insegnanti perché è a scuola che si forma e cresce una persona, e lì che nascono le relazioni più importanti che magari dureranno per sempre e quindi è lì che i ragazzi devono diventare consapevoli delle loro azioni e delle loro parole.
Valentina Trebbi
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