“C’era una volta… oggi non c’è più”. Infatti ormai la capacità di immaginare è scomparsa.
In un mondo come il nostro, popolato da computer creativi e da telefonini troppo intelligenti e fantasiosi, risulta difficile inventare e immaginare il futuro. Ora ci pensano loro per noi: è la tecnologia che sogna al posto nostro. E per noi, per progettare il nostro domani, sarebbe più utile fare tabula rasa oppure imparare a sfruttare al meglio l’enorme database del mondo digitale? Tabula rasa risulta essere al quanto impossibile al giorno d’oggi e quindi ciò che più conviene è imparare a convivere con l’enorme memoria, dunque anche immaginazione, dei nostri smartphone senza lasciarci paralizzare, anzi servendocene.
Infatti tra tutte le possibili fantascienze e i vari effetti speciali che ci offre la tecnologia, c’è un modo per salvarci, per riappropriarci della nostra immaginazione e tornare “menti vergini” in grado di creare immaginazioni radicalmente creative. Occorre tornare bambini poiché nell’infanzia c’è qualcosa di prezioso che è difficile abbandonare per sempre: la fantasia. I bambini, seppur inconsapevolmente, capiscono fin da subito ciò che rende davvero appagante la vita, ovvero la capacità di coltivare dei sogni per se stessi. E se la maggior parte degli adulti è incapace di sognare, poiché troppo occupata a scegliere l’ultimo modello del telefonino, per coloro che vogliono l’immaginazione può continuare ad essere un gioco anche da adulti. Magari il modo per vendicarsi di una realtà meschina e ingrata, di un amore finito un po’ così o di un lavoro che non è proprio il massimo.
La capacità di immaginare mondi diversi, qualsiasi forma essi possano avere, rende la vita più ricca e colorata. L’immaginazione pura e non quella derivante dalla tecnologia, è una potenza devastante. Anche se dal punto di vista pratico non sembra valere molto, la forza creatrice del cervello, le forme del pensiero possono far nascere idee, muovere popoli, incantare i cuori. Ne è un esempio il film “La vita è bella” in cui il gioco d’immaginazione inventato da un padre salva il figlio da una delle più terribili delle realtà, quella dei campi di concentramento.
Perciò quando le cose diventano difficili, l’immaginazione porta speranza, alimenta la sensazione che ci sia qualcosa che ci attende dietro l’angolo, sublima la realtà spesso deludente con un velo consolatorio. Così facendo si può riuscire a vivere con più interesse e con una maggiore capacità di anticipazione del proprio futuro, senza ricorrere all’aiuto della memoria digitale che altro non fa se non limitare la nostra immaginazione e accorciare le distanze con il futuro rendendolo sempre più prossimo. Non ci servono gli effetti della fantascienza per immaginare, non ci serve la tecnologia per costruire, o quanto meno immaginare, un mondo migliore. E se bastasse solo l’immaginazione per essere felici? Perché non provare? Al massimo ci saremo illusi.
Valentina Ametta
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