Gruppo Elettrogeno Teatro, i Teatri Solidali e la danzatrice Emilia Sintoni daranno voce e corpo al mito di Asterione.
“L'idea di una casa fatta perché la gente vi si perda è forse più strana di quella di un uomo con la testa di toro, ma le due si aiutano a vicenda e l'immagine del labirinto conviene all'immagine del Minotauro. Al centro di una casa mostruosa si addice un abitante mostruoso"
J.L. Borges, "Il libro degli esseri immaginari"
Figlio di un dio e di un essere mortale, Asterione, più noto come il Minotauro, nacque dall'unione tra un bellissimo toro bianco, donato dal dio Poseidone a Minosse, re di Creta, e la moglie di questi Pasifae. Il dio del mare, desideroso di vendicarsi con il re che non aveva accettato di offrire in sacrificio il dono ricevuto, fece infatti in modo che la regina si innamorasse perdutamente dell'animale, consentendole di possederlo rannicchiandosi all'interno di una giovenca di legno costruita da l'inventore ateniese Dedalo, allora latitante sull'isola dopo l'omicidio del nipote. Ne venne alla luce un essere mostruoso, mezzo uomo e mezzo toro, un vergognoso segreto che Minosse decise di nascondere all'interno di un luogo da cui fosse impossibile uscire, il labirinto.
La figura del Minotauro, inizialmente connotata da tratti orribili e feroci, è stata successivamente prestata a numerose varianti, rappresentazioni poetiche e interpretazioni simboliche che lo hanno trasformato in uno dei miti più popolari della cultura occidentale. Associarne l'immagine alla rappresentazione della diversità, in particolare alla disabilità fisica e/o psichica non è certo una novità. Più raro è che sia il Minotauro in persona a uscire allo scoperto, a prendere la parola, a dare la propria versione dei fatti e a raccontarci qualcosa di sé.
Tra coloro che provarono a mettersi nei suoi panni ci fu J.L. Borges, che in uno dei suoi più celebri racconti contenuti ne l'Aleph (1949), La casa di Asterione, prestò voce al lamento della terribile figura, consapevole della propria identità e dell'immagine riflessa nel labirinto degli specchi della sua casa, un'immagine, si confida Asterione, temuta dagli altri forse proprio perché unica, straordinaria, inavvicinabile. Quello del Minotauro è un destino non scelto, frutto della colpe altrui, che si dipana tra quiete, solitudine, rabbia violenta e oniriche sospensioni.
Foto: scena tratta da "Viaggio nel Labirinto"
Ed è proprio qui dall'intimità della “bestia grandiosa” che gli attori non vedenti, vedenti e ipovedenti di Gruppo Elettrogeno Teatro, la rete di Teatri Solidali e la regista e danzatrice Emilia Sintoni hanno scelto di prendere di petto il mito, per una riscrittura autobiografica che si appoggia su voci urlate, maschere e danze, gestualità ora esplosive ora ironicamente trattenute tese a visioni sempre diverse. Non c'è Minotauro che sia uguale all'altro e lo scopriremo presto.
I primi li incontreremo oggi, venerdì 15 settembre alle ore 18:30 con repliche alle 19:00 e alle 19:30 con “Figli di una cavalcata”, protagonisti gli attori di Orbitateatro, compagnia nata in seno al laboratorio “Ad occhio e croce” di Gruppo Elettrogeno Teatro all'Istituto dei Ciechi Cavazza di Bologna. Gli altri domenica 17 settembre 2017 ore 16:30 e ore 18,30, nell'area dell'ex Ospedale Psichiatrico Roncati, un percorso teatrale, attraverso varie stazioni, per pubblico itinerante con la partecipazione di: Amorevole Compagnia Pneumatica, ExtraVagantis, Gruppo di Lettura San Vitale, Gruppo Elettrogeno, Il Campanile dei ragazzi, Magnifico Teatrino Errante, Medinsud, Teatro dei Mignoli, Teatro del Pratello, Teatro delle Temperie, Tra un atto e l'altro, Zoè Teatri.
Il programma completo di spettacoli e workshop: QUI
Nel mezzo, sabato 16 settembre, alla Certosa alle ore 21:00, la coreografa Emilia Sintoni e il suo gruppo di danzatori, musicisti e attori, darà vita a “Viaggio nel Labirinto”, spettacolo di danza che nasce dall'amore della danzatrice per le ambiguità dei simboli e le forme degli opposti che costellano le nostre vite e identità, così come l'artista ci racconta nella densa presentazione del suo affascinante progetto Sphera. Ecco allora che anche il Minotauro diventerà simbolo di distruzione ma anche di rinascita, riconoscimento di un “Io” e di un “Tu”, in un gioco di specchi senza esclusione di colpi, ritratto dal drammaturgo svizzero F. Dürrenmatt in un indimenticabile, omonimo racconto del 1985. Un'ispirazione fondamentale per il lavoro del gruppo che nella serata si muoverà dentro uno scenario altrettanto ricco di suggestioni: il complesso del Cimitero Monumentale di Bologna.
Lucia Cominoli
Per informazioni e prenotazioni:
"Figli di una cavalcata - ingresso libero
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