Coppola e Campion, maestri di cinema e di vita

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I due registi hanno chiuso l’edizione 2019 de Il Cinema Ritrovato.

Lezioni di cinema e, perché no, lezioni di vita. Sono stati Francis Ford Coppola e Jane Campion a chiudere questa edizione de "Il Cinema Ritrovato" con un ricco calendario di appuntamenti, tra incontri per la stampa, presentazioni in piazza e soprattutto due masterclass rivolte soprattutto agli studenti. Con grande generosità i due registi si sono abbandonati a ricordi, aneddoti e racconti sulla loro fortunata (e meritata) carriera dispensando consigli utili non solo ai cineasti di domani per tutti quelli che vogliono realizzare il proprio sogno. 

Coppola, chiamato per presentare l’ultima versione di "Apocalypse Now", ha ripercorso la storia del capolavoro proiettato in Piazza Maggiore in anteprima europea. Nonostante ne fosse stata presentata una versione ancora definita “work in progress”, il film si aggiudicò la Palma d’oro a Cannes nel 1979. «Questa è la versione migliore» ha dichiarato il regista italoamericano «all'inizio abbiamo dovuto tagliarlo parecchio, risultava troppo strano e surreale; nel 2001 è uscito il “Redux” più lungo di oltre 50 minuti mentre questo “Final cut” a distanza di 40 anni è una versione fatta per compiacere me stesso».

Tuttavia, la visione collettiva di "Apocalypse Now" (si stimano solo in Piazza Maggiore circa 10mila persone) è stata emozionante tanto quanto l’incontro aperto al pubblico che si è tenuto giovedì scorso in un Teatro Manzoni gremito. Dal palco Coppola ha voluto contare gli aspiranti cineasti accorsi in sala ad ascoltarlo ma si è voluto scrollare di dosso la veste del maestro. «Ho ottant’anni e ho ancora tanto da imparare: sono uno studente tra gli studenti» ha confessato. Nelle due ore di conversazione, sono tanti i temi emersi.

Si è parlato di digitale come grande opportunità per realizzare i film del futuro. «Il passaggio dal fisico-meccanico al digitale lo stiamo vivendo adesso, in fondo il cinema ha solo 120 anni: pensiamo ad esempio a quanto si è evoluto il romanzo in 400 anni» ha spiegato «nonostante la tecnologia a disposizione siamo ancora esitanti e facciamo di tutto per tornare al passato girando in pellicola, come sta facendo ora mia figlia Sofia».

Francis Ford Coppola Ph Di Guido Calamosca

Foto: F.F. Coppola © Ph by Guido Calamosca

«Alla fine arriverà però qualcuno che ne sfrutterà tutte le potenzialità: chissà che cinema faranno i figli dei nostri figli» ha continuato lasciando trapelare la curiosità di lui che è stato un pioniere da tanti punti di vista e un pizzico di rammarico per tutto ciò che non potrà vedere realizzato. Ed è proprio sul buttarsi anche in avventure di cui non si conosce l’epilogo che Coppola ha insistito nel suo lungo discorso. «Quando inizi qualcosa che non sai come andrà a finire c’è sempre in fondo una grande ricompensa: bisogna essere sempre pronti a imbarcarsi» ha detto a più riprese «il rischio viene ripagato, pensate ai pionieri».

Ma questo non è stato l’unico consiglio impartito. Il premio Oscar ha condiviso anche il suo metodo di lavoro («Ritagliate per voi un momento della giornata in cui date il meglio e mettetevi a scrivere: io scrivo alla mattina presto quando nessuno mi rompe le scatole»); ha suggerito di scartare il materiale che non soddisfa («Se è veramente valido sarà lui a richiamarvi») e di non abbassare mai la guardia dal punto di vista creativo («Le migliori idee vengono da piccole cose che non sai dove andranno a finire: è come metterle nel forno e aspettare che diventino qualcosa di interessante»).

Con tono perentorio, gesticolando con le sue mani nodose, Coppola ha invitato un suo giovane interlocutore a non rimandare: «Non pensare ai motivi per cui non puoi fare qualcosa. Falla e basta!». I soldi e la mancanza di mezzi sono scuse al giorno d’oggi, sostiene Coppola. «Organizzate delle piccole recite basate su brevi sceneggiature, costruitevi un vostro pubblico e valutatene le reazioni, inoltre ora per girare qualcosa basta anche solo un iPhone» ecco riassunti i botta e risposta con gli studenti che ha chiamato sotto il palco per una carrellata di domande secche che non ha lasciato nessuno insoddisfatto «ma soprattutto trovate amici e colleghi che condividano il vostro sogno: l’amicizia sarà la vostra risorsa più preziosa»

Questo legame è anche alla base del successo di Jane Campion. «Nelle scuole di cinema ciò che mi è stato più utile sono stati i compagni di corso» ha raccontato «ti rendi conto che sta a te trovare il modo di realizzare ciò che hai in mente». La regista neozelandese, vincitrice della Palma d’Oro a Cannes nel 1993 con "Lezioni di Piano" è rimasta ad oggi l’unica donna ad aver vinto questo premio. È stata la stessa regista a presentare in Piazza Maggiore la versione restaurata del film che si aggiudicò anche tre premi Oscar nel 1994 (sceneggiatura originale, migliore attrice protagonista a Holly Hunter e miglior attrice non protagonista a Anna Paquin) parlando addirittura in italiano, rispolverando quella lingua che da ragazza era venuta a studiare a Perugia e Venezia.

Jane Campion Ph Di Giorgia Olivieri

Foto: Jane Campion © Ph by Giorgia Olivieri

La regista inoltre è in città per tenere un corso alla International Filmaking Academy con studenti provenienti da tutto il mondo. «Io non insegno, questo è un mestiere che non si può insegnare» ha specificato la Campion «credo si possano creare delle situazioni e individuare il problema, c’è molta paura ma l’importante è mantenere l’equilibrio». Per fare cinema bisogna nutrirsi di buon cinema. «È come imparare una lingua: non avrei mai potuto imparare senza vedere i film degli altri» ha consigliato «c’è un punto in cui si trova la propria strada, non ci si mette molto quando si inizia».

La determinazione è un ingrediente che non può mancare e un impegno che richiede un investimento di energie senza pari. I ricordi sono un altro elemento importante del suo cinema che attinge molto anche dalla letteratura. La confidenza con gli attori sul set chiudono il cerchio. «Quello tra attori e registi è un rapporto che dura tutta la vita, voglio che gli attori collaborino tra di loro per trovare il personaggio» ha spiegato «noi registi non possiamo che avere fede che qualcosa succederà; io mi limito a garantire un ambiente incoraggiante, in fondo siamo tutti lì a lavorare alla storia».

La libertà nell'azione è ciò che la convince a intraprendere un progetto: cinema o televisione, poco importa, l’importante è che poter dire la propria. Essere ancora a distanza di più di vent’anni l’unica donna a vincere il Festival di Cannes è un primato di cui farebbe volentieri a meno. Non a caso Lina Wertmüller e Liliana Cavani sono due eroine e grandi rivoluzionarie ai suoi occhi perché hanno molto contribuito alla causa con il loro lavoro. «Dopo la campagna #MeToo la condizione femminile è molto cambiata, un momento simile alla fine dell’Apartheid o il Muro di Berlino, non si può tornare indietro» ha sottolineato la Campion «le donne sono state fortemente penalizzate da un sistema patriarcale di finanziamenti.

Ora però è chiaro a tutti che le artiste donne sono uguali ai loro colleghi uomini. Noi donne dobbiamo continuare ad abbattere questo muro con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione». Cinema e vita, si diceva. Ecco come le storie proiettate su un grande schermo e le parole di due grandi maestri si manifestano in tutta la loro potenza. Non è forse questa la forza dell’arte? 

Sul canale Youtube della Cineteca di Bologna ci sono i video di tutti gli incontri che si sono tenuti in occasione de "Il Cinema Ritrovato" (articolo correlato su BNB: Bologna paradiso dei cinefili). Per chi fosse interessato, ecco il link: https://www.youtube.com/user/CinetecaBologna

Giorgia Olivieri

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