La leggendaria vita di un ragazzo prodigio che infiammò il calcio italiano coi suoi tanti gol.
C’era una volta il calcio delle origini, fatto di magliette sdrucite e campi polverosi, pochi soldi e tanta, tantissima passione sportiva. E c’era un ragazzino dal talento non comune: Cesare Alberti, nato nel bolognese a San Giorgio di Piano nel 1904. Il suo esordio avvenne nel Bologna Football Club nel 1920 alla tenera età di sedici anni e nel corso di 45 partite disputate dal ’20 al ’22, realizzò la bellezza di 32 gol!
Alla fine del 1922, alla vigilia della convocazione in Nazionale, subì un infortunio che gli causò una lesione al menisco, che all'epoca causava la fine della carriera agonistica. Ma il ragazzo non si arrese: si trasferì a Genova nel 1924 per essere operato al menisco, operazione allora mai eseguita in Italia. L’intervento riuscì e Cesare Alberti tornò in campo in quello stesso anno, per vestire la maglia del Genoa.
E tornano copiosi i gol (sedici in 31 gare disputate) a riaffermarne la forza sportiva. Ma il destino è in agguato e non smette di colpire il giovane: alla vigilia di una partita di calcio va a letto per non alzarsi mai più. Muore nel 1926, in una notte di marzo, sembra a causa di un’intossicazione alimentare, causata da ingestione di cozze avariate.
Di lui non rimane che qualche foto ingiallita e l’eco lontano delle imprese sportive di un eroe leggendario. Pallida memoria di un mondo ormai scomparso fatto di magliette sdrucite, campi polverosi, tanti sogni e pochi soldi.
Ugo De Santis
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