Il Garante dei detenuti Roberto Cavalieri ha ascoltato la voce dei reclusi.
Disoccupazione, bassa scolarizzazione, scarsa professionalizzazione, assente o inadeguata economicamente la rete famigliare, sono fattori che determinano la grave condizione in cui versano la maggior parte dei detenuti comuni, impossibilitati ad un vero riscatto. Un agosto segnato da un intenso lavoro per Roberto Cavalieri che ha evidenziato una grave serie di deficit nei confronti della riabilitazione dei detenuti, evidenziando come punto chiave la mancanza di misure di contrasto alla povertà.
La maggioranza dei detenuti ha lamentato difficoltà nell’ottenere risposta dai competenti uffici di sorveglianza sia per la concessione della liberazione anticipata sia in merito a misure alternative alla detenzione e di benefici, cui si aggiungono i problemi dei bisogni sanitari di detenuti interessati da patologie complesse da prima della detenzione, e uno sguardo di particolare attenzione è rivolto alle minoranze penitenziarie, ossia donne, giovani, persone lgbtq+, anziani.
Il Garante ha sottolineato il grande impegno e la disponibilità alla collaborazione delle figure direttive degli istituti, del personale della Polizia Penitenziaria e dei funzionari giuridico-pedagogici in tutte le sedi penitenziarie interessate dalla visita ma al contempo anche i fattori di complicazione dell’intervento per il sovraffollamento, le difficoltà finanziarie e contesti territoriali difficili. Sono stati indicati come strutture efficienti e capienti gli istituti di Ravenna, Castelfranco Emilia e Bologna, mentre Reggio Emilia e Modena dovrebbero aumentare l’impegno.
Francesco Preda
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