La ludopatia è un disturbo che si sta diffondendo sempre più tra le donne.
Chi sono e perché sempre più donne giocano d’azzardo? Sono mogli e madri, con un’età media di 50 anni che non giocano per cercare di vincere ma per scappare di fronte ai problemi quotidiani, per cercare di non pensare per un po’ alle difficoltà che si trovano davanti perché si sentono sulle loro spalle tutto il peso della famiglia, dalla crescita dei figli alla cura della casa. La donna che soffre di questa dipendenza sa benissimo che andrà a gravare sul bilancio familiare ma non riesce a chiedere aiuto, ad ammettere di avere un problema così si ritrova a dover chiedere prestiti alle finanziarie o agli amici e i debiti aumentano mentre i mariti o i compagni non si accorgono nemmeno del problema oppure fanno finta di niente.
Le giocatrici restano isolate, si vergognano di ciò che fanno, l’azzardo è un qualcosa di disdicevole per una madre di famiglia con delle responsabilità e non può permettersi di avere un comportamento tanto leggero che mette a rischio il bilancio economico familiare così finiscono nella rete degli strozzini ma non riescono a dire basta. Iniziare poi è facile, basta investire pochi euro, ci si fa prendere la mano con le prime vincite e così si innesca un circolo vizioso da cui uscire diventa faticoso, non ci si rende conto che in realtà si stanno giocando e perdendo grosse somme ma non possono fermarsi perché a loro sembra di anestetizzare un po’ la solitudine che provano.
I primi contatti col gioco d’azzardo le donne ce li hanno già a partire dai 30 anni ma sono quelle over 65 a rappresentare la fascia più preoccupante; il gioco è visto come un’ancora di salvezza nei momenti difficili, in cui ci si sente più fragili e vulnerabili magari in seguito a un lutto, a una lite col partner, a una malattia e quindi diventa una stampella a cui appoggiarsi, sempre lì a disposizione. Molte di queste donne poi hanno a che fare con situazioni familiari non facili, possono avere mariti che non le capiscono e con cui litigano sempre oppure che le picchiano, figli ribelli, genitori anziani e malati difficili da gestire e il gioco diventa una valvola di sfogo nei momenti bui.
Foto: signore over 65 che giocano al video poker
Da questo vizio è però possibile guarire; l’American Psychiatric Association l’ha riconosciuta come vera e propria malattia chiamata “GAP- Gioco d’Azzardo Patologico” e quindi è possibile usufruire di una serie di cure inserite nei livelli essenziali di assistenza. Chi decide di chiedere aiuto e come vi dicevo non è sempre così scontato, può rivolgersi al SERD o anche a dei centri privati specializzati in cui si interviene facendo un primo colloquio e scegliendo poi terapie individuali o di gruppo e qui ci si può sfogare, liberare la rabbia repressa e potersi sentire finalmente capiti, accettati, accolti. La sofferenza si può esprimere senza timore, senza essere giudicate, la vergogna viene messa da parte e si trova la forza di dire ciò che non va, si cercano strade alternative, altri modi di sfogarsi meno dannosi ma studiate sulle esigenze di ogni singola persona.
Questo percorso non è semplice, anche solo iniziarlo può sconvolgere ma è necessario farlo perché il gioco d’azzardo non è un semplice divertimento, un passatempo ma è qualcosa di rischioso che mette in pericolo noi e chi ci sta accanto, bisogna raccogliere tutte le proprie forze per sconfiggerlo ed eliminarlo dalla nostra vita.
Valentina Trebbi
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