Un artista contemporaneo innovativo e irriverente.
Dal 1° ottobre al 19 gennaio 2021 una grande mostra antologica dedicata alla celebrazione dei 40 anni dalla scomparsa prematura del ceramista faentino, vincitore del Premio Faenza nel 1976, noto anche come pittore, grafico, designer e scultore.
Alfonso Leoni nasce a Faenza nel 1941, conduce i suoi studi presso l’Istituto d’Arte Ballardini, dove dal 1961 diverrà docente di Arti Plastiche. Prevalentemente ceramista, si sperimenterà in diverse arti, dando luogo ai ciotoloni, (1964-1980), ai carrarmati miniaturizzati (1968-1980), ai geometrici (1968), ai traforati (1967-1970) e alle composizioni optical (1965). Morirà a soli 39 anni, nel 1980, di leucemia. Al Ballardini instaurerà un rapporto professionale con Angelo Biancini, che sarà prima il suo Maestro, e che poi lo sceglierà come suo collaboratore, affidandogli la realizzazione di elementi decorativi di alcune sue importanti opere.
Foto: riproduzione in ceramica di un carrarmato
Leoni riceve molti riconoscimenti, tra cui il Premio Faenza nel 1976, ottenuto rompendo alcune delle sue opere, ed esponendo i residui in due ‘vetrine archeologiche’. Nel 1974 aveva già partecipato alla Biennale d’Arte Nazionale di Gubbio. Nello stesso anno, per manifestare la sua disapprovazione nei confronti della giuria del Concorso internazionale della Ceramica di Faenza, esige che le sue opere vengano coperte da un telo bianco.
Notevole è anche la collaborazione con l’Industria, prima con le Maioliche Faentine, poi con Villeroy & Boch, e infine con Rosenthal. Queste cooperazioni lo porteranno in Giappone, in Belgio, in Canada e in Inghilterra. Leoni è ceramista, ma lavora anche con il legno, i metalli, la plastica, il vetro, e si spinge anche nel mondo della fotografia. Il coinvolgimento in queste arti suppletive costituirà una rottura con le convenzioni artigianali e artistiche consolidatesi nel tempo.
Foto: opera in carta di Alfonso Leoni
Nella metà degli anni Sessanta Leoni realizza le prime ciotole, oggetti circolari che contengono dei “disarticolati ingranaggi”. “I ciotoloni” sono stati definiti dal giornalista Renzo Biason “orologi privi di coperchio dentro alla cui cassa si vedono rotelle muoversi e pulsare come un cuore segreto”. Negli anni ’70 verrà la serie dei Flussi: elementi in ceramica trafilata e sottoposti a torsioni.
Con un piglio di polemica e irriverenza Leoni esegue anche dei calchi di modellini di autoblindo e carri armati, che rivestiti con la ceramica rivelano l’ironia dell’artista: sia nei confronti del materiale che dell’elemento bellico. Importanti anche le composizioni optical del 1965 realizzate con carta e le sperimentazioni con carta ripiegata.
Silvia Saronne
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