La paura, il contenimento, la solidarietà

Sociale
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Lavorare in un carcere d'Abruzzo, lì dove gli eventi sismici hanno una risonanza fortissima.

La Casa Circondariale di Teramo situata in uno dei punti più alti della città, in contrada Castrogno, di fronte al Gran Sasso ha vissuto l’Abruzzo di questi terribili giorni, le calamità, le intemperie, il freddo, il terremoto, l’impotenza di non poter fuggire. La terra trema con la stessa potenza che si sente nella città dell’Aquila. 

L’istituto penitenziario, una struttura costruita nel periodo degli anni di piombo, una fortezza in cemento armato grigia e imponente eretto a taglio sulla cima della collina. In questi giorni non sono andata, ma tante volte mi è capitato di stare seduta davanti ad un detenuto e mentre ci si guardava negli occhi si aspettava che il tremore della terra cessasse, senza mai agitarsi né distogliere lo sguardo o cambiare discorso. Le mie attività, i progetti speciali di osservazione e sostegno alla genitorialità si sono conclusi a dicembre. 

L’attività che svolgo mi mette in contatto con i familiari dei detenuti, sono il tramite per lo sviluppo di relazioni responsabili, mi occupo di sostenere il reinserimento e di valutare gli aspetti della pericolosità sociale basati sulle capacità di relazioni affettive sane, non strumentali, non ossessive. In questi giorni i familiari mi hanno chiamata, hanno saputo che ci sono stati trasferimenti, l’Istituto è rimasto isolato per giorni. Io mi sono sentita con alcune assistenti sociali, che nonostante le difficoltà sono andate ugualmente, ed in primis lei, Teresa. La responsabile dell’UEPE di Teramo. Ogni settimana conduce il gruppo di auto aiuto con i detenuti, e nonostante la neve, il freddo, il terremoto, lei è salita. 

La polizia penitenziaria tra lo stupore e l’ammirazione per alcuni, la disapprovazione per altri, l’hanno comunque ben accolta. In questi momenti, non è semplice gestire una struttura che dovrebbe contenere circa 255 detenuti e a volte ne contiene quasi il doppio, considerato che la popolazione è composta anche da molte persone con un certo livello di complessità psichiatrica. Lei Teresa, una signora piccola ed esile, sempre elegante che si aggira per sezioni e uffici, sempre pronta a trovare una soluzione a tutto, una buona parola di conforto per qualsiasi tipo di detenuto, e a volte anche parole di rimprovero, ma mai giudicante, sempre con l’energia positiva da trasmettere. 

Teresa è salita fin lassù, è stata il ponte tra me, i familiari dei detenuti che erano in ansia per il terremoto, per i trasferimenti. Tra i detenuti e la speranza, la forza di reazione. Non è semplice non andare nel panico quando ci si vede costretti, non poter fuggire e sentire la terra che cede. Ma Teresa è arrivata, ha parlato, ha condotto il gruppo, ha rassicurato, ha discusso. E quel mondo, nel mondo, ha partecipato attraverso lei, Teresa, a quanto accadeva fuori, con la solidarietà e il pensiero a quanti, in quei momenti… erano più imprigionati di loro. 

Gabriella Sacchetti

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