Il 4 e 5 febbraio ci sono stati a Bologna all’Università, in via Belmeloro, i lavori in gruppi di “Non una di meno”.
Assemblea Nazionale per organizzare l’8 Marzo transnazionale con lo “sciopero delle Donne”, su modello argentino. E per continuare il discorso della Manifestazione del 26 novembre 2016 a Roma. Purtroppo quest’ultima non ha avuto il doveroso riscontro sui mass-media, nonostante la presenza di circa duecentomila persone.
Una due giorni per scrivere il piano di antiviolenza femminista. Molte sono state le discussioni prima di giungere a queste date, presso il CDD di via del Piombo. E dopo i collegamenti con le attiviste di Roma che hanno organizzato i tavoli di lavoro del 27 novembre scorso. Ad esempio, fra le separatiste e non, cioè fra coloro che volevano ammettere gli uomini ai tavoli di lavoro e chi era contraria. Sono arrivate persone numerosissime da tutt’Italia e anche dall’Europa: “La marea non si ferma”. A testimonianza del fatto che c’è grande interesse per questi argomenti di attualità. In Italia una donna su tre oggi subisce violenza. “Non una di meno” deve darsi da fare perché l’uguaglianza autentica non è stata ancora raggiunta.
E c’era davvero una marea: circa mille e seicento persone, più del previsto. Moltissime ragazze preparate, soprattutto studentesse, ma anche le femministe “storiche” degli anni ’70 e molti giovani uomini (soltanto questi ultimi hanno fatto da baby-sitter durante l’evento). Lavori intensi interrotti solo da panini, anche vegani, a prezzi bassi e dolcetti creati da una libanese. Non poteva mancare il banchetto della Libreria delle Donne. I titoli degli otto tavoli di lavoro erano: Educare alle differenze- Narrativa e mass-media- Lavoro- Salute- Sessismo- Femminismo migrante- Piano legislativo e giuridico- Percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
Foto da: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/02/04/foto/donne_bologna-157583072/1/#4
Il 19 ottobre 2016 le donne hanno invaso le piazze in Argentina per l’ennesimo episodio di cultura patriarcale e maschilista: lo stupro e l’uccisione della sedicenne Luisa Perez. “Adesso basta!” è stato lo slogan che ha fatto il giro del mondo e che è giunto pure in Italia il 26 novembre nella manifestazione di “Non una di meno”. Questo nome è ispirato appunto all’argentino “Ni Una Menos”. In tale data è nato un ambizioso progetto di rete contro la violenza di genere che parta dal basso e dai centri antiviolenza. Per l’8 Marzo 2017 la rete propone un’astensione in ogni campo dai ruoli imposti dal genere.
Il 3 ottobre 2016 le donne sono scese in piazza in Polonia, astenendosi da qualunque lavoro o studio, contro una nuova legge del governo a sfavore dell’aborto. “Se le nostre vite non valgono noi non produciamo”. A Washington milioni di donne hanno sfilato contro l’insediamento di Trump a presidente degli Usa.
Fermando per un giorno il lavoro capitalistico si vogliono riprendere gli spazi e il tempo, non facendo nulla di ciò che ci si aspetta dalle donne “geneticamente”. È una lotta corale contro qualunque forma di oppressione. A questa chiamata per l’8 Marzo hanno già risposto circa trenta paesi. Non solo lotta ma conquista; non solo un giorno per poi rientrare a casa, ma donne protagoniste che dettano le condizioni.
Nella plenaria del 5 febbraio ogni gruppo ha relazionato agli altri. Tantissime le proposte operative emerse. Ad esempio: creare un Piano Nazionale Femminista contro la violenza e contro gli stereotipi; diffondere l’uso non sessista del linguaggio e obbligare giornalisti/e ad adoperarlo; controllare le offese alle donne nella pubblicità e nei social-forum; potenziare i Centri antiviolenza che restino, però, autonomi; tenere conto del sapere e delle pratiche delle donne degli ultimi decenni; tenere i contatti perché l’8 Marzo sia celebrato in tutte le città nello stesso orario e con le medesime modalità di sciopero. Insomma, si è trattato di un “Nuovo Femminismo Internazionale” in questi due giorni. E non è finita, perché si deve fare la rivoluzione quotidianamente e perché ci si rivedrà dopo l’8 Marzo per continuare a lottare sempre insieme.
Serenella Gatti Linares
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