Sono oltre 400 i negozi del cannabusiness.
Nonostante in Italia la cannabis ricreativa non sia legale, la versione light ha fatto registrare un vero e proprio boom. Il mercato ha subito un cambiamento complessivo e allo "sballo" si stanno sostituendo i prodotti per la coltivazione, il tessile e l'alimentare. Sospendendo tutti i possibili risvolti etici, medici e legislativi, l'economia che ruota intorno a questo mercato è ormai sotto gli occhi di tutti.
Sotto la voce “growshop” rientrano tutte tipologie di negozio, dove sono presenti le sostanze psicoattive legali, letteratura dedicata e relativi accessori, ma, le tipologie dei punti vendita sono ben distinte. Ci sono gli headshop (articoli per fumatori, ovvero accendini, posacenere, cartine, cilum, narghilè, bong e vaporizzatori), gli hempshop (articoli e prodotti riguardanti la canapa o derivati-realizzati con la stessa, abbigliamento, cosmetica, alimenti, libri, riviste, dvd), gli smartshop (vendita di sostanze psicoattive legali come integratori o composti di origine naturale e sintetica) ed i seedshop (vendita di semi di cannabis a scopo collezionistico).
Gli italiani che si avvalgono dei growshop non acquistano solamente sostanze psicoattive legali legate al consumo, ma, comprano anche tutta la gamma di prodotti dedicati alla produzione che solo in parte è dedicata a scopi ricreativi. Molti, infatti, sono gli usi medici e officinali, alimentari e tessili oltre naturalmente alla ricerca di accessori o materiali informativi e culturali legati al mondo della cannabis.
Foto: un growshop con svariati prodotti derivati dalla canapa
Il fenomeno growshop, a questo punto, non è legato al solo modo dei consumatori, ma, evidenzia come anche il mondo industriale e imprenditoriale sta inseguendo questo trend. Fondamentalmente il business si è strutturato negli anni in tre diverse forme: il negozio singolo di proprietà, le realtà che da un singolo negozio si sono sviluppate creando un franchising più o meno articolato, ed i distributori che si occupano di rifornire anche gli altri negozi potendo grandi quantità di merce trattata.
I growshop rappresentano dei punti di riferimento per gli amanti della cultura della canapa e dei veri e propri hotspot antiproibizionisti. Come sottolineato anche da Matteo Gracis, Direttore Editoriale del Magazine “Dolce Vita”: «in Italia, è il momento di regolarizzare un settore che esiste ed è, di fatto, in mano alle narcomafie. I negozianti chiedono leggi precise e chiare sui prodotti da commercializzare, meno bufale e fake news sul mondo della canapa e la possibilità di lavorare senza pregiudizi.»
In almeno otto città italiane su dieci è presente un growshop e l’Emilia-Romagna risulta essere la Regione al secondo posto per la quantità di growshop presenti nel territorio. Bologna è la quinta città.
Chiara Garavini
BLOG COMMENTS POWERED BY DISQUS