Recensione
La scorsa settimana, il 4 agosto alle 21:30 Piazza Maggiore è gremita.
Il regista Paolo Virzì, intervistato dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, presenta il proprio film “La Pazza Gioia”, già vincitore del David di Donatello. La proiezione inizia verso le 22:00: la magia del cinema è questa, un rito collettivo di cui la società moderna sembra avere un disperato bisogno. Il film è bellissimo, probabilmente un capolavoro: il regista ha le idee chiare, sa dove vuole arrivare; le due attrici protagoniste sono semplicemente bravissime.
L’ambientazione, in Versilia e nella campagna toscana (il film è stato girato nell’estate 2015), è fantastica, e rende il film ancora più indimenticabile. È la storia di un’amicizia fra due donne (una sorta - perché no? - di “Thelma e Louise” all’italiana) ferite e umiliate da una vita che ha regalato loro molto poco. Le due si trovano ricoverate - su disposizione dell’autorità giudiziaria - in una comunità femminile per malati psichici, Villa Biondi, situata nella campagna toscana. Beatrice (la Bruni Tedeschi, e non poteva essere diversamente) è un’aristocratica; mentre Donatella (la Ramazzotti) è una popolana.
La prima, nata da un matrimonio infelice, ha finito per legarsi ad un uomo che l’ha ingannata per avere i suoi soldi; la seconda, cubista in una discoteca e rimasta incinta di un criminale, disperata dopo il rifiuto da parte di quest’ultimo, ha tentato un gesto insano cercando di suicidarsi assieme al figlio, ma è stata salvata (ed il figlio affidato ad una famiglia adottiva). Fra le due nasce una grande amicizia, cementata dall’improvvida fuga dalla comunità, fuga tecnicamente senza speranza ma con un grande merito: quello di aiutarle a conoscere meglio sé stesse ed il proprio alter ego, cioè quella che diventerà la propria migliore amica.
Immagine: locandina del film "La pazza gioia"
Dopo varie peripezie, che le mettono anche a rischio della vita, le due torneranno in comunità: cioè a casa, in fondo, dove possono almeno pensare di ricostruirsi un futuro. In tutta questa vicenda risalta l’atteggiamento comprensivo degli psichiatri della comunità, che invece di denunciare subito le due fuggitive all’autorità di polizia, fanno di tutto per riprendersele prima che possa accadere l’irreparabile. Sorge la domanda: ma gli psichiatri “veri” davvero si comporterebbero così? D’altronde, una parte consistente della società disapproverebbe sicuramente un simile comportamento…
La vena comica, in particolare della Bruni Tedeschi, si alterna con momenti di grande commozione. Il film, scritto da Virzì e da Francesca Archibugi, si è avvalso della consulenza di molti psichiatri, ed è stato girato con le pazienti ed il personale (psichiatri, psicologi, educatori, infermieri) di una vera comunità terapeutica. Virzì ha dichiarato di essersi ispirato a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, capolavoro dell’anti - psichiatria; e ad “Un Tram che si chiama Desiderio”.
Il regista toscano ha appena finito di girare un altro film on the road: ancora una volta è la storia di una fuga, quella di due anziani coniugi americani, interpretati niente meno che da Helen Mirren e Donald Sutherland. Il film s’intitola “Ella & John - The Leisure Seeker”, e sarà presentato, in concorso, alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, all’inizio di settembre.
Andrea Vecchi
SCHEDA DEL FILM:
Italia 2016
Regìa Paolo Virzì
Sceneggiatura Paolo Virzì, Francesca Archibugi
Musica Carlo Virzì
Interpreti Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti
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