Le avventure di una redazione in spedizione a FICO - Fabbrica Italiana COntadina.
Se sei rosicone ed invidioso di tutto ciò che fanno gli altri. Se hai fatto una religione dell’anti-consumismo, se sei convinto che solo il piccolo sia bello o se credi che sfidare le multinazionali sul loro stesso terreno, sia di per sé una bestemmia che fa diventare stronzi e sfruttatori come loro. Beh, allora lascia perdere, non andare a FICO, aspetta che passi il clamore dell’avvio: ci andrai più avanti, giusto così per guardare il diavolo in faccia.
Noi di buonenotiziebologna.it ci siamo andati e ci siamo divertiti un casino e, rosicchiando assaggini, stringendo mani di amici, girando tra i vari stand, ascoltando le varie spiegazioni, abbiamo buttato un occhio anche alla accessibilità handicap. Il parco tematico è veramente molto grande, pertanto per chi ha difficoltà nel camminare è consigliabile andarci in carrozzella o con uno scooter. A proposito, non ne abbiamo visti messi a disposizione dall’organizzazione.
Per le carrozzelle è una specie di paradiso, è tutto in piano, senza scalini, salvo alcune sbavature. Una di queste è la tartufaia che propone uno scalino in ciascuno dei due accessi. Più stupide invece sono alcune installazioni che per trascuratezza o ignoranza lasciano un leggero gradino, giusto per dar fastidio a chi è in carrozzella. In quasi tutti i punti ristoro si trovano maledetti tavolini con un solo piede, difficili da utilizzare da chi deve avvicinarsi ad essi con una sedia a rotelle il cui predellino va puntualmente a sbattere contro l’unico sostegno del tavolo.
Si può rimediare cercando tavoli più grandi o infilandosi sotto due di quelli ad un unico piede, ma che palle! Abbiamo detto che si tratta di sfumature. Quelle che invece sono barriere non secondarie e non tollerabili, sono quelle che troviamo nell’anfiteatro e nella sala grande delle conferenze. L’anfiteatro è un buco rotondo con una serie di gradini, gradoni e scalette a chiocciola che permettono di raggiungere le varie parti della costruzione. Si, insomma, una di quelle cose che piacciono tanto agli architetti.
Nella sala conferenze, invece c’è un bel palco, dove per accedere ci sono quattro o cinque scalini di quelli veramente tosti, 30 cm di altezza e 30 di spazio per i piedi.
Siccome ho cominciato a lamentarmi con gli amici e conoscenti che avevo intorno, questi hanno trovato subito la risposta: all’anfiteatro puoi assistere agli eventi da sopra e nella sala conferenze puoi stare tranquillamente in platea. E se io fossi un attore disabile in carrozzella e dovessi fare uno spettacolo sul palchetto dell’anfiteatro, sareste costretti a prendere una gru, imbragarmi come un marmo di Carrara e calarmi giù. Stesso ragionamento vale per il palco della sala conferenze. Immaginate che venga in visita a FICO l’ex Ministro tedesco Schäuble, che ha una bella carrozzella leggera, ma che dovreste comunque portare su di peso, mentre lui vi direbbe «Italienische Scheiße» (italiani di merda, per chi non avesse capito).
I bagni mi sono sembrati pochi, ma con il bagno handicap sempre presente e ben strutturato. Anche di parcheggi handicap ne ho visti pochi.
Non abbiamo visto percorsi per non vedenti, né abbiamo notato segnaletiche particolari per sordi. Come giudizio finale possiamo dire che la struttura è accessibile, anche se non è stata curata con maniacale attenzione.
Oscar Farinetti, Presidente di FICO, è un personaggio che non a tutti piace. Pieno di sé, ha fatto molte cose (qualcuno dice anche raffazzonate) e se ne vanta, non amando l’ipocrisia della falsa modestia. Insomma, i suoi successi imprenditoriali stanno sull’anima a molti, soprattutto a chi fa tante chiacchere e non combina niente.
Comunque sia, il suo discorso ci è piaciuto. Ha confrontato le varie culture di Marketing, quella americana, quella francese, ha detto che era rimasto sempre ammirato da Disneyland, citando anche i vari personaggi del grande autore americano, facendoci capire che non si vergogna affatto se questo parco tematico dedicato al cibo italiano, e alla sua relativa cultura, somiglia in qualche modo ai parchi gioco, dove scorrazzano Topolino, Paperino e soprattutto Pluto, che sembra prediligere.
A noi è piaciuta questo spirito internazionale, questo tentativo attraverso la cultura del cibo di portare l’Italia sui vari scenari che si aprono nel mondo. Anche per questo invitiamo Farinetti e tutti gli imprenditori che lavorano con lui, compreso il mondo della cooperazione, che è tanta parte di questo progetto, ad occuparsi con più passione e maniacale attenzione alla accessibilità handicap. I disabili sono ottimi consumatori, ma richiedono qualche attenzione in più, altrimenti si incazzano.
Maurizio Cocchi
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