Il termine terapia è solitamente collegato ad ambiti strettamente medici, ma la cosiddetta musico-terapia è l’eccezione che conferma la regola.
Fin dall’antichità, numerosi studiosi nutrivano un profondo interesse per gli effetti benevoli della musica. In particolare, il filosofo Friederch Nietsche, affetto da gravi emicranie, approfondì la relazione tra arte, specialmente la musica, e fisiologia. Egli, infatti, definì lo stesso filosofare una “danza di catene”, poiché il suo pensiero filosofico migliorava esponenzialmente dopo l’ascolto di brani musicali. In realtà, la musico-terapia si è imposta come tale solo a partire dalla metà degli anni Cinquanta, grazie al contributo di ricercatori e medici che hanno sviluppato il potenziale benefico delle sette note. Se le metodologie d’applicazione sono tra le più svariate, tuttavia, in ogni caso, hanno come fondamento il benessere dell’individuo nella sua globalità.
È stato scientificamente provato, infatti, che la musica ristabilisce i ritmi organici fondamentali: ritmo cardiorespiratorio, digestione e rilassamento muscolare. L’ascolto della musica viene utilizzato spesso durante le sedute di psicoanalisi, in quanto ritmi o armonie particolari possono influenzare le emozioni dei pazienti, intensificandole o modificandole. La terapia musicale, inoltre, svolge un importante ausilio anche per la cura di persone affette da autismo, in quanto oggetto di mediazione tra il paziente e la realtà esterna, rappresenta uno strumento di comunicazione che permette un’azione terapeutica priva di stati d’angoscia o ansia. Di recente, la musicoterapia è stata impiegata con ottimi risultati durante il parto, diffondendo effetti benefici tanto per la madre quanto per il feto.
L’ascolto della musica consente alla partoriente di gridare e urlare senza vergogna, mentre gli stessi suoni aiutano il feto a rassicurarsi durante le operazioni legate all’uscita dal ventre materno. Da un punto di vista terapeutico, pertanto, la musico-terapia è una disciplina paramedica che, mediante l’utilizzo dei suoni e dei movimenti, riesce ad aprire canali di comunicazione che consentono di iniziare un processo di recupero del paziente. La musica ricopre un ruolo molto importante anche nella quotidianità, in quanto riduce lo stress accumulato durante la giornata e provocato dalla frenesia delle nostre azioni, dagli orari da rispettare e dall’inquinamento acustico.
A questo punto viene spontaneo chiedersi quale sia la musica ideale e necessaria al fine di sviluppare tali benefici per l’organismo. In realtà alcuni studi scientifici sono giunti alla conclusione che non esiste un prototipo di musica indistintamente uguale per tutti. Ogni individuo, infatti, ha una diversa formazione e cultura musicale che, di conseguenza, conduce a una relativizzazione del concetto di relax inteso in maniera diversa in ogni persona. Sarebbe opportuno ritagliare all’interno della frenetica quotidianità il tempo per ascoltare qualsiasi forma di musica, con la consapevolezza di ricercare il benessere e di alleviare i sintomi di malattie importanti. Non dimentichiamo, infatti, che la musica è l’unica terapia che, auto-prescritta, non ha controindicazioni per la salute!
Valentina Ametta
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