Tra successi e lacune: una Conferenza contradditoria.
Si è tenuta, a novembre, a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la ventisettesima Conferenza delle Parti (COP27), il cui scopo è quello di riunire tutti i Paesi che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, per trovare linee comuni e strategie volte ad affrontare unitamente e concordemente la profonda crisi climatica che affligge il nostro pianeta.
Foto: una attivista espone un cartello
Sulla scia dell’Accordo di Parigi e degli obiettivi prefissati durante la precedente COP26 di Glasgow del 2021, i principali obiettivi fissati durante la recente COP27 sono:
1. Limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C e impegnarsi a mantenere vivo l'obiettivo di 1,5°C. Il rinnovo di questo impegno oggi rappresenta una vera e propria sfida, data la situazione attuale già molto vicina al limite fissato.
Per raggiungere questo obiettivo, ogni Paese dovrà presentare i propri obiettivi per ridurre le emissioni entro il 2030, in linea con il raggiungimento di un sistema a zero emissioni nette entro la metà del secolo
2. Adattarsi ai cambiamenti climatici estremi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali mantenendo e rinnovando i risultati raggiunti in seguito alla COP26.
3. Mobilitare i finanziamenti, sia pubblici che privati, concentrandosi sul rafforzamento della trasparenza dei flussi finanziari e sulla semplificazione dell’accesso ai finanziamenti per incontrare le esigenze dei Paesi i via di sviluppo.
4. Collaborare e lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi prefissati e garantire che il mondo stia adottando una transizione giusta, resiliente e sostenibile che non lasci indietro nessuno. Governi, settore privato e società civile devono collaborare, unitamente, per trasformare il modo in cui interagiamo col pianeta.
Sulla base di questi obiettivi, il principale traguardo raggiunto dalla COP27 è stato l’istituzione di un Fondo internazionale “Loss and Damage”, che dovrà essere operativo entro la successiva COP nel 2023, per risarcire i danni e le perdite e sostenere quei Paesi “particolarmente vulnerabili” rispetto alla crisi climatica e che meno vi hanno concorso. Tra le altre iniziative realizzate troviamo:
1. Il Global Shield, proposto dai Paesi del V20 (il gruppo composto da 58 economie vulnerabili guidate dal Ghana) e dai Paesi del G7 (guidati alla Germania), che ha come obiettivo il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo, attraverso l’investimento, da parte dei Paesi più ricchi, in una serie di assicurazioni pronte a intervenire in caso di disastri climatici.
2. La Bridgetown Initiative, che propone di semplificare il finanziamento delle infrastrutture necessarie per adattarsi ai cambiamenti climatici, attraverso una revisione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.
3. La creazione, da parte dei Paesi in via di sviluppo, di piani di prosperità climatica il cui obiettivo è quello di destinare finanziamenti a progetti in grado di combattere la crisi climatica sostenendo contemporaneamente la crescita economica.
Foto: location e cartello sulla strada
In conclusione, la Conferenza rappresenta un fondamentale momento di riflessione e attenzione per i suoi partecipanti e per tutto il mondo sull’importanza del tema della sostenibilità, accendendo i riflettori sulle importanti crisi globali che segnano i nostri giorni e il nostro prossimo futuro.
In un tempo come quello attuale profondamente segnato da crisi e instabilità delineare linee di azione comuni non è affatto semplice. Se è stato fatto un importante passo avanti con il raggiungimento della giustizia climatica, attraverso l’istituzione del Fondo “Loss and Damage”, non è però stato seguito da un altrettanto importante passo in avanti per la riduzione delle emissioni: si è parlato genericamente della necessità di ridurre le emissioni e il ricorso a combustibili fossili, senza però identificare precise linee guide.
Ciò che è certo è che questa COP, coi suoi successi ma anche le sue lacune, deve rappresentare un monito per le future Conferenze ad impegnarsi a fondo nel definire percorsi precisi e strutturati per delineare una transizione ecologica giusta, che non lasci indietro nessuno. In un periodo storico in cui gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti e impattanti è necessario agire fermamente e in modo costante per preservare il futuro del pianeta e delle prossime generazioni.
A cura di Impronta Etica
Impronta Etica è un’Associazione senza scopo di lucro costituitasi nel 2001
per la promozione e lo sviluppo della sostenibilità e della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI).