Un esercito di 60 milioni di creature viventi, che invade le nostre case, i divani e i condomini, lasciando tracce di ogni tipo.
Praticamente ne abbiamo più di uno a testa, si tratta di un dato impressionante che dovrebbe farci riflettere e domandarci che cosa manca a noi umani da doverci circondare da esseri di altre specie. Il problema non è se qualcuno si sente solo e vuole circondarsi di simpatici animaletti, che magari rompono meno degli esseri umani. La questione riguarda il numero, un vero e proprio fenomeno di massa spaventoso, che dovrebbe interrogare psicologi e sociologi.
Pensiamoci un attimo. Abbiamo così tanto tempo libero e tante risorse, da buttare via per ammazzare il tempo, quel tempo vuoto di pensieri ed attività che chiamiamo solitudine. Una specie di vuoto pneumatico che riempiamo con queste presenze, di cui peraltro non sappiamo niente. Non sappiamo se ci amano, se ci odiano, se hanno qualche sentimento che somigli in qualche modo ai nostri, se non gliene frega proprio niente di niente, vedasi i gatti, se cinguettano per la disperazione o per la contentezza, se quando mettiamo un dito sul vetro dell’acquario i pesci corrono perché ci credono una preda o per scacciarci via in malo modo. Insomma, noi amiamo degli esseri per il solo fatto che non riusciamo a comunicare con loro o, quanto meno, che l’esile comunicazione stabilita non ci dà fastidio.
Tutto questo ci consente dicevamo di ammazzare il tempo, ma se noi ammazziamo il tempo corriamo più in fretta verso la morte, o più semplicemente ci andiamo senza un attimo di tregua, comperando croccantini o raccogliendo cacche. C’è di che essere soddisfatti di questo risultato della civiltà? E qui ci fermiamo, perché altrimenti siamo costretti ad interrogarci sul significato dell’esistenza, andando attorno a problematiche irrisolte dalle religioni e dalla filosofia.
Questo fenomeno di massa ha generato naturalmente un mercato, che se solo una decina di anni fa era considerato di nicchia, ora si presenta come uno dei più importanti settori merceologici, che per di più è in costante espansione. Secondo i dati ASSALCO (Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) il fatturato del settore, che comprende cibo, medicine e accessori, si aggira sui 2 miliardi di euro l’anno, pari allo 0,5% del Pil.
La presenza di questo esercito di bestiole, si intreccia in maniera sempre più avviluppante con la vita dell’essere umano e genera numerosi problemi. Di qui lo svilupparsi di una apposita legislazione che tenta di mettere una qualche forma d’ordine in questi rapporti ed interazioni, cominciando a distribuire diritti e doveri agli uni e agli altri.
Con grande precisione e puntualità, devo dire, il vostro nuovo magazine www.buonenotiziebologna.it è intervenuto illustrando le norme che impediscono di cacciare gli animali da compagnia dai condomini. Con queste norme il legislatore ha sicuramente colmato una lacuna, alleviando le sofferenze di molte persone che altrimenti sarebbero state costrette a separarsi dalle loro amate creature.
La simpatica redattrice, Maria Claudia Pàntano, si è soffermata direi con precisione giuridica sui diritti delle persone che posseggono i simpatici animaletti, tralasciando tuttavia i doveri di questi signori e i diritti di quei poveri cristi che in alcuni casi devono subire la loro presenza.
Anche volendo tralasciare i problemi igienici – fango nelle zone comuni, peli, cacca e pipì –, in vero risolvibili con un po’ di attenzione degli esseri umani portatori di bestie, che dire dell’abbaiare dei cani? Si tratta di una forma comunicativa, messa in atto da questi mammiferi inferiori, per lanciare segnali presumibilmente a propri simili, ma il cui significato sfugge interamente a noi poveri umani. In certi casi si tratta di latrati aggressivi, che sembrano segnalare un desiderio di mangiare il mondo. In altri si è in presenza di un uggiolio continuo ed ossessivo, che talora sembra scivolare in un vero e proprio pianto, che dopo la commozione dei primi giorni, ti fa venir su due maroni come una casa.
Ecco gentilissima Maria Claudia, che diritti abbiamo noi vittime delle bestie altrui?
Claudio Scannabissi
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