Il film narra la storia di come vengano rubati e consegnati alla principessa Leila i piani di costruzione della Morte Nera.
L’ho visto alla multisala Space di Bologna, avrei voluto godermelo in 3D, ma la cassiera ha spiegato che dopo pochi giorni di proiezione, è stato ritirato perché non ci andava nessuno.
Non capisco perché non piaccia il 3D, visto che mi sembra anche un’ottima scusa per uscire di casa e andare a vedere qualcosa, che per la maggioranza di noi, non è possibile visionare dalla propria poltrona.
La pellicola ripropone la tendenza degli ultimi tempi, presentando splendide ragazze come protagoniste ed eroine delle storie narrate. Nel nostro caso si tratta di Felicity Jones (nella foto) che riveste i panni di Jyn Erso, meno intrigante e più disneyana di Rey, quel fiore di forza e dolcezza de Il risveglio della forza, ma comunque sempre all'altezza di un film che è soprattutto d’azione.
Un altro protagonista di rilievo è il robot, K-2SO, rubato all'impero, riprogrammato e fatto diventare un fancazzista impertinente, che però al momento giusto non esita a sacrificare i propri circuiti per la causa.
Gli altri eroi sono spesso dubitosi e talora ambigui, il che rende più affascinante e vicino a noi il racconto.
In tutta la saga di Guerre Stellari la democrazia viene rappresentata come debole e fragile, che solo di fronte all'estremo pericolo riesce a reagire e spesso la reazione è affidata, non ha solide istituzioni, ma ad occasionali eroi messi assieme in modo del tutto casuale. Sembra quasi che i vari autori che si sono succeduti, vogliano segnalarci una incompatibilità tra istituzioni e capacità di prendere decisioni, tra potere e democrazia. Il che sarà molto americano, ma ci offre purtroppo un fondo di verità.
Nel film l’alleanza formatasi per combattere l’impero, alla prima difficoltà si sgretola, tra timori e torna conto di gruppo. A salvaguardia del bene comune, si fa avanti un manipolo di sbandati, reduci da mille battaglie. Insomma, il mondo della democrazia e della pace viene salvato da solitarie canaglie numero uno (Rogue One).
Maurizio Cocchi
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