A Bologna la più grande antologica del maestro del fumetto. Fino al 21 gennaio 2018.
«Sono intimidito, anzi atterrito, all’idea di esporre in un palazzo così sontuoso le mie storielle, un peso insopportabile per le mie scarse forze». Milo Manara è arrivato a Bologna e ha presentato lui stesso “Nel segno di Manara”, la mostra a lui dedicata che inaugura il corso di un nuovo spazio a Bologna votato alla cultura, Palazzo Pallavicini in via San Felice 24. Curata da Claudio Curcio e promossa dal gruppo Pallavicini srl in collaborazione con il Comicon, si tratta al momento della più grande antologica del maestro del fumetto.
Le sale, di quello che nel ‘700 è stato il cuore pulsante e strategico della diplomazia italiana a metà strada tra Vienna e Roma, ospitano in sette sezioni circa 130 opere tra tavole, disegni, manifesti e studi offrendo una panoramica pressoché completa sulla produzione di Manara. «Ci sono anche dei lavori inediti in mostra, giusto per non dare un senso definitivo all’antologica che racconta i molti anni della mia fortunatissima carriera» scherza l’artista mentre parla dell’anteprima delle tavole del secondo volume di “Caravaggio, la tavolozza e la spada”.
Ogni disegno si porta dietro un aneddoto che Manara svela con generosità, come quando si perde nel significato che per lui ha Michelangelo Merisi. «È di Caravaggio la prima opera che mi ha colpito, la Crocifissione di San Pietro vista tra le pagine del mio libro di dottrina, ma la sua potenza realistica costituì anche il mio primo dilemma: come potevano esserci fotografi a quel tempo?» ricorda «successivamente ho capito che niente al mondo è più importante della cultura e ho deciso, io “fumettaro”, di illustrare la storia di un pittore che era anche un teppista, divino nelle mani e nella testa».
Ovviamente sono numerosissime le figure femminili, donne che hanno segnato l’immaginario erotico degli ultimi 50 anni. Nulla di volgare però, nonostante le forme, gli abiti succinti e gli sguardi ammiccanti. «L’immagine erotica ha una grazia che il disegno rende accettabile, con la fotografia non sarebbe possibile» specifica Manara «si tratta di una rappresentazione che ha bisogno della complicità dello spettatore». Brigitte Bardot è la protagonista di una delle sezioni.
Manifesto della Mostra di Manara © www.culturaliart.com
Qui il pubblico italiano potrà vedere per la prima volta gli acquerelli realizzati lo scorso anno per un’asta di beneficenza con il beneplacito dell’attrice che ha personalmente firmato ogni opera con un fiore stilizzato. «È stata la “divina” a scegliermi per disegnare la statua che la raffigura. Sarà inaugurata il 28 settembre a Saint Tropez nel giorno del suo compleanno» dice Manara.
Ma c’è anche Fellini con cui il maestro ha collaborato lungamente, l’anarchico Pinelli di cui si parla in “Fascio di bombe”, fumetto sugli anni della strategia della tensione, Mario Monti vampiro in loden, Berlusconi stretto tra due procaci fanciulle, Pasolini con il cuore in mano, i Borgia illustrati su testi di Alejandro Jodorowsky. Ci sono inoltre le tavole tratte da “Il Gioco” e “Il Profumo dell’Invisibile”, i suoi capolavori più riconoscibili che narrano le gesta del suo alter ego, Giuseppe Bergman, oltre a tavole raramente esposte come quelle realizzate per le celebrazioni del 250° anniversario della nascita di Mozart, da vedere proprio nella stanza che ha ospitato il genio a Bologna nel 1770.
E ancora, come anticipa il manifesto, Lucio Dalla, Andrea Pazienza, Magnus, Bonvi e Umberto Eco, bolognesi illustri di cui Manara ha avuto la fortuna di essere amico. Una mostra per tutti, quindi, pensata per profondi conoscitori dell’artista e per chi, invece, per la prima volta si avvicina alla sua poetica. Non c’è nulla da aggiungere, lo dice lo stesso Manara. «I miei disegni parlano da soli: l’arte non deve essere spiegata ma capita e se c’è da spiegare qualcosa, vuol dire che ho sbagliato il disegno».
Giorgia Olivieri
Per maggiori informazioni:
Durata: fino al 21 gennaio 2018
Per tutte le info: orari, biglietti e tariffe: www.palazzopallavicini.com
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