Al di là della data istituzionale del 25, Bologna si liberò, e da sola, il 21 aprile 1945.
Come in tutti gli anni, dal dopoguerra a oggi, il 21 aprile Bologna festeggia la cacciata dei tedeschi nel 1945. Già prima del 1943, vi furono iniziative di resistenza popolare, ma dopo quella data, le formazioni partigiane di Bologna, dell’Appennino e della Bassa Bolognese si organizzarono. Così i Partigiani iniziarono seriamente a compiere operazioni di guerriglia scontrandosi con l’invasore Tedesco. Sia i ceti operai e contadini, ma anche parte del mondo Cattolico, Monarchico e Liberale, operavano clandestinamente contro gli occupanti.
Se è vero che una parte del popolo bolognese aderì al fascismo e supportò i nazisti, vi era una maggioranza che sopportava senza lamentarsi, molti Socialisti, Comunisti e Anarchici subivano angherie e persecuzioni, ma anche medici, avvocati, intellettuali, mal sopportavano l’evoluzione del fascismo, che partito da posizioni socialiste, era divenuto un burattino di Berlino. Vi era anche una parte cospicua di famiglie, che verso il fascismo, nutriva rancore e voleva vendicarsi a causa dei parenti deportati, spesso nei Lager, ma soprattutto nei Campi di Lavoro, nel secondo caso, lo scopo era quello di fornire alla Germania, tramite l’Organizzazione TODT, schiavi a basso costo.
Ufficio lavoro Todt, nato per offrire lavoro ai disoccupati italiani, si trasformò in una trappola
Le azioni della Resistenza, non erano solo lotta armata tout court, ma anche micro-sabotaggi compiuti da una o due persone contro obiettivi politico-istituzionali. Talvolta, padre e figlio o nonno e nipote, uscivano di notte per compiere questo tipo di azioni. Questi sabotatori, a Bologna aderirono alle SAP-Squadre di Azione Patriottica, fiancheggiando i GAP-Gruppi di Azione Patriottica formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi.
I GAP erano piccoli gruppi di partigiani nati su iniziativa del Partito Comunista Italiano e ispirati dalla Resistenza Francese. Nel corso degli anni, divennero formazioni ad alto profilo militare finché GAP e SAP divennero praticamente indistinguibili. Altre formazioni di primaria importanza nel bolognese, furono la Brigata Garibaldi Bolero e la Brigata partigiana Stella Rossa, autoctona della montagna Bolognese comandata da Mario Musolesi, detto Il Lupo.
Il Presidente Pertini, personalità di primo piano della Resistenza, fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale
Nell'autunno del 1944, mentre le forze alleate stavano lentamente risalendo la penisola per affrontare le armate tedesche sulla linea Gotica nell'Appennino Tosco-Emiliano, la Resistenza Bolognese decise di cogliere l’occasione, per scontrarsi direttamente con le truppe tedesche rimaste in città.
Va sottolineato che, la provincia di Bologna era già stata parzialmente riconquistata e il capoluogo Felsineo sembrava ormai prossimo alla liberazione. La 7ª GAP, preparandosi a un'azione imponente nel centro cittadino, aveva preparato due basi, una nei sotterranei dell'Ospedale Maggiore, l’altra in vicolo del Macello vicino all'ex porto fluviale delle città. Il 7 novembre, i Tedeschi scoprirono la base del Macello ed ebbe inizio la prima fase dello scontro, teutonici e repubblichini attaccarono con mortai e armi a tiro lungo: infine, nel tardo pomeriggio, impiegarono un carro armato Tiger.
Dopo oltre dieci ore di sparatoria, le truppe tedesche occuparono i locali della base di vicolo del Macello, trovandola vuota. I Gappisti intanto erano ripiegati seguendo il piano predisposto, portando con sé armi e feriti, scomparendo grazie a una cortina fumogena. Immediatamente ebbe inizio la seconda fase, le formazioni gappiste insediate all'ospedale Maggiore, circondarono il grosso delle forze Tedesche concentrate attorno a Porta Lame. La rapidità dell'attacco non dette scampo al nemico, che al termine vide 13 caduti tra tedeschi e repubblichini. Oggi, a ricordo della battaglia, presso Porta Lame sono state disposte due statue di giovani partigiani opera del Minguzzi.
Monumento al Partigiano e alla Partigiana, porta delle Lame, Bologna
Questa battaglia segnò un punto di svolta, i tedeschi cacciati da ampie zone del territorio bolognese e sotto la pressione degli alleati sulla linea Gotica, cominciarono a ripiegare verso il loro paese, lasciando dietro di sé uno strascico di martiri italiani vigliaccamente trucidati. La lotta di Liberazione Bolognese, proseguì per mesi, nei quali, i partigiani, presero possesso di Prefettura, Questura, Palazzo del Podestà (Il Comune), Pirotecnico, Carcere e Caserme: praticamente controllavano tutti i punti nevralgici della Città!
Il 21 aprile 1945, alla testa di un corteo che raggiunse Piazza Maggiore, Onorato Malaguti di San Venanzio di Galliera, perseguitato politico, salì sul tavolino d’un caffè e indirizzò ai partigiani e ai soldati alleati il primo caloroso saluto: «I nazifascisti sono stati cacciati e non ritorneranno mai più. Ma se Bologna è libera non è così per tutta l'Italia. La guerra deve continuare contro i tedeschi e i fascisti fino alla loro completa sconfitta».
Le unità alleate che entrarono nella Bologna liberata, erano composte dall'8ª Armata Britannica, dalle divisioni 91ª e 34ª degli USA, i gruppi di combattimento Legnano, Friuli, Folgore, la Brigata Ebraica e la Brigata Partigiana Maiella e il 2° Corpo Polacco del Generale Alexander. Ma se il popolo bolognese festeggiava, i nostri Partigiani ebbero qualche problema col 2° Corpo Polacco del Generale Alexander, il quale, non apprezzando le stelle rosse sui baschi e i fazzoletti altrettanto rossi al loro collo, pretendeva di disarmarli. Mentre già volava qualche cazzotto e gli otturatori dei Partigiani cominciavano a scarrellare, alcuni ufficiali inglesi intervennero e la questione finì li.
Quest’oggi, Bologna si è raccolta, come da tradizione, in Piazza del Nettuno, sotto la lapide dei Caduti nella Guerra di Liberazione, poi la Campana dell’Arengo di Palazzo Re Enzo ha scandito i suoi rintocchi, gli stessi che echeggiarono 71 anni orsono. Durante tutta la cerimonia era presente il Gonfalone Civico di Bologna, città Medaglia d'oro al valore militare per la Resistenza, in onore dei nostri caduti e dell'impegno nella lotta del popolo bolognese; alla cerimonia ha preso parte anche il sindaco Virginio Merola, in rappresentanza dell’amministrazione comunale: nei prossimi giorni è previsto un fitto calendario di appuntamenti.
Luciano Bonazzi
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