Quando a Bologna arrivarono i mori

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All'Archiginnasio in mostra il tarocchino bolognese, una storia che intreccia politica e divertimento.

I più giovani forse non sanno che a Bologna, fino a qualche tempo fa, ci si incontrava nelle osterie non per giocare a carte non con un qualsiasi mazzo da briscola e tressette ma per una partita a tarocchino bolognese. Per rendere omaggio a questa tradizione, squisitamente felsinea, l’Archiginnasio ospita fino all'11 novembre 2018: “1725. Quando a Bologna arrivarono i mori”, mostra curata dallo studioso nonché giocatore di tarocchino Marcello Fini.

In realtà questa esposizione, allestita nella Biblioteca comunale, inserita nell'ampio programma di “2018 Anno europeo del patrimonio culturale”, prende in esame un episodio specifico che descrive l’atmosfera della città all'inizio del Settecento che, formalmente sotto lo Stato Pontificio, manteneva l’indole indipendente che l’aveva contraddistinta nei secoli.

Il tarocchino è il gioco più antico al mondo, si tramanda con le stesse regole almeno dal Rinascimento quando si chiamava “trionfi”. Nato probabilmente alla corte dei Bentivoglio, a Bologna era molto diffuso. Si giocava con carte da tarocchi che solo in un secondo momento assunsero la loro funzione divinatoria. Le regole in uso tuttora sono molto complesse e, per semplificare, potremmo equipararlo al bridge.

Tarocchino Alcune Carte

Immagine: alcune delle carte © Tarocchino

«Non ci sono prove certe dell’origine del gioco alla corte dei Bentivoglio ma fino al Settecento sulle carte si poteva vedere il simbolo dei signori di Bologna» dice Fini. La storia è piuttosto curiosa e coinvolge uno spregiudicato canonico bolognese di origine francese tal Luigi Montieri, un inflessibile Cardinale napoletano mandato dal Papa a governare Bologna Tomaso Ruffo, un vecchio senatore petroniano purosangue FILIPPO ALDROVANDI?.

La vicenda che lega insieme tutti questi soggetti è un mazzo di carte mandato a stampare dove veniva chiaramente indicata sulla carta del Matto l’esistenza di un governo misto a Bologna. Nonostante Bologna, grazie a un accordo del 1447, godesse di notevole autonomia, non era una notizia che si potesse verbalizzare così, sulla carta di un gioco così diffuso. «Quel gesto suscitò l’indignazione del delegato papale che mandò al rogo il mazzo e fece arrestare tutte le persone coinvolte nell'operazione» spiega il curatore «si era trattato dell’ennesimo tentativo bolognese di dimostrare l’indipendenza dal Papa che, tuttavia, si risolse in un nulla di fatto: vennero tutti scarcerati e Montieri dovette stare lontano dalla città per sei anni».

Una conseguenza però ci fu nel gioco del tarocchino. Al posto delle carte raffiguranti il Papa, la Papessa, l’Imperatore e l’Imperatrice dopo il 1725 comparvero quattro mori. «Quelle figure diventarono sconvenienti, addirittura una papessa, era inconcepibile» continua Fini «quelle quattro figure orientaleggianti chiamate “satrapi”, considerate esotiche a quel tempo, ora sembrano quasi un segno premonitore dei tempi moderni. Anche nel titolo scherziamo su questo ma possiamo dire che ci abbiamo pensato molto tempo fa, prima che si parlasse così tanto di stranieri in Italia».

Tarocchino Bolognese Dettaglio Manifesto

Immagine: dettaglio del manifesto della mostra

Per un’immersione nella tradizione bolognese, si può approfittare della visita guidata condotta dallo stesso Fini. L’appuntamento è fissato per martedì 7 agosto alle 17:30 ovviamente in Archiginnasio (Piazza Galvani 1 – partecipazione libera) ma per chi è in ferie sono fissate già altre visite il 4 settembre, il 10 ottobre e il 7 novembre. Inoltre il 30 ottobre, in occasione della Festa internazionale della storia, in un convegno che si terrà nella sala dello Stabat Mater alle 17:00, si parlerà di tarocchino bolognese.

Un modo per rinverdire i fasti di questo gioco che rischia di essere dimenticato ma che ha una tradizione così ricca che merita di essere tramandata. Ingresso gratuito – Dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 19:00, domenica e festivi 10:00-14:00.

Tutte le info e mostra on line su: 
http://bimu.comune.bologna.it/biblioweb/mostra-tarocchino-bolognese

Giorgia Olivieri

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