Le “confessioni” del castissimo Kafka alla donna da cui si sentiva accolto.
Almeno una volta nella vita, avrete sentito parlare di Kafka, lo scrittore ceco (1883 – 1924) autore soprattutto de “La metamorfosi”, racconto ai limiti del ridicolo, che racconta di un irreprensibile impiegato – come era lui nella vita reale - che una mattina si sveglia e si accorge di essersi trasformato in un enorme scarafaggio. Il tema della solitudine in Kafka è ricorrente, così come l’angoscia esistenziale.
“Lettere a Milena” non è un romanzo, ma una raccolta di epistole dirette alla sua traduttrice, Milena Jesenská, in cui lo scrittore si racconta ed esprime il suo amore nei di lei confronti. Un amore pieno di ostacoli (soprattutto nell'incontrarsi) anche perché sono entrambi sposati. Lei, cristiana di buona famiglia ma in rotta con essa a causa del suo matrimonio con un ebreo. Lui, ebreo e infelicemente sposato, pieno di dubbi e di problemi ad affrontare il mondo esterno.
Nella stessa frase lo scrittore propone un appuntamento e allo stesso tempo ravvisa un impedimento: lo tormentano la sua “pesantezza” e la sua ossessione per la sporcizia che gli preclude ogni relazione sensuale. In ogni caso le lettere esprimono slanci, incomprensioni, equivoci, brevi incontri. “...e non so come abbracciare la felicità con parole, occhi, mani e col povero cuore, la felicità che tu sei qui e mi appartieni. E dire che in fondo non amo te, ma piuttosto la mia esistenza donatami da te”.
Kafka muore il 3 giugno 1924 e Milena continua a tradurlo e a custodire le sue opere. Lei, dopo l’occupazione dei nazisti della Cecoslovacchia, entra a far parte della Resistenza ed aiuta molte famiglie ebree a fuggire. Catturata dai tedeschi nel novembre 1939, morirà nel 1944 nel campo di concentramento di Ravensbruck. Nella primavera del 1939 Milena aveva spedito a Willy Haas l’intero carteggio e questi ha lavorato alla pubblicazione fino alla I^ edizione del 1952.
I problemi che Haas ha dovuto risolvere sono molteplici: erano ancora in vita alcune persone citate, alcuni passaggi sull’ebraismo avrebbero potuto essere fraintesi dopo la Shoah, alcune lettere erano andate perdute, alcune parti erano cancellate e illeggibili. Vi sarà poi una edizione critica, completamente revisionata, del 2013 a cui rimanda la nuova edizione italiana.
Silvia Saronne
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