Le mostre da non perdere a Bologna

Cultura
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Da Mucha a Warhol passando per il Mast e l’Archeologico.

L’autunno caldo dell’arte. Bologna ha dato il benvenuto alla nuova stagione con un’esplosione di mostre davvero da non perdere. Occhio al calendario, in questi casi rimandare troppo potrebbe essere fatale. Con questa guida stilata mettendo in fila le date di chiusura, sarà facile programmare le visite da qua ai prossimi mesi. La pigrizia non sarà una scusa.

Bacco e Arianna di Guido Reni. Singolari vicende e nuove proposte

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ospita un frammento de “Le nozze di Bacco e Arianna” di Guido Reni, un dipinto dalla storia complicata che da quattro secoli rimbalza da una parte all'altra del mondo trovando ora in Uruguay l’ultimo tassello del puzzle. «Finalmente viene risarcito un buco nero nella storia del barocco» dice lo storico dell’arte Andrea Emiliani che si è arrovellato per anni su quest’opera commissionata nel 1637 a Guido Reni da Papa Urbano VIII come dono alla regina Enrichetta Maria di Borbone, moglie di Carlo I Stuart per riallacciare i rapporti diplomatici tra Chiesa e Inghilterra. A causa delle vicende politiche di quegli anni, il dipinto arriverà in Francia per essere poi smembrato per rendere più agevole la vendita: ecco da dove arriva quindi il ritratto di Arianna già presente in Pinacoteca. Il dipinto arrivato da Montevideo porta la firma di Giovanni Battista Bolognini e rappresenta una copia fedele dell’originale distrutto nella sua interezza. La mostra ricostruisce quindi la vicenda mettendo insieme variazioni sul tema degli allievi del maestro. 

Fino al 15 novembre. Pinacoteca Nazionale di Bologna (via Belle Arti 56) – Ingresso con biglietto della Pinacoteca. Info: www.pinacotecabologna.beniculturali.it

PINACOTECA BACCO E ARIANNA DI GIOVANNI BATTISTA BOLOGNINI

Immagine: dipinto "Bacco e Arianna" 


Mondi paralleli, oltre cento opere dell’artista Sergio Vacchi

Fondazione Carisbo e Genus Bononiae dedicano al pittore visionario Sergio Vacchi una ricca esposizione a cura di Marco Meneguzzo che ne rilegge l’opera a due anni dalla scomparsa. Definito maestro del cosiddetto “ultimo Naturalismo” Vacchi, bolognese di nascita ma romano d’adozione, nella sua lunga carriera è stato capace di avvicinare più linguaggi e diverse influenze lasciandosi contaminare dal cinema e dal fumetto e dagli intellettuali e artisti suoi amici, tra cui Renato Guttuso, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Goffredo Parise e Paolo Volponi. Se il piano nobile di Palazzo Fava ospita le “visioni” di Vacchi, il piano superiore diventa invece una “quadreria” dove vedere i ritratti realizzati dell’artista a partire dal 1965. 

Fino al 25 novembre. Palazzo Fava (via Manzoni 2) – Ingresso 8 euro. Info: https://genusbononiae.it/mostre/sergio-vacchi-mondi-paralleli


Pendulum. Merci e persone in movimento. Immagini dalla collezione di Fondazione Mast

Sono passati cinque anni dall'apertura del Centro culturale di via Speranza 42 e per celebrare la ricorrenza la Fondazione Mast seleziona dal proprio archivio oltre 250 immagini storiche e contemporanee di 65 artisti da tutto il mondo del passato e del presente per raccontare il moto perenne del mondo e di chi lo abita declinato nello spazio e nel tempo. Il “pendolo” assume velocità diverse a seconda dell’interpretazione degli autori: alcuni sono molto noti come Robert Doisneau, David Goldblatt, Mimmo Jodice, altri sono esponenti della nuova generazione di fotografi come Luca Campigotto, Vincent Fournier, Annica Karlsson Rixon, altri ancora sono anonimi perché ogni immagine contribuisce a fornire un’interpretazione sulla complessità del rapporto tra industria e lavoro. «Da decenni il ritmo e la velocità aumentano» spiega il curatore Urs Stahel «il solo fenomeno che non si può rallentare è quello delle migrazioni. Le uniche barriere esistenti sono quelle che frenano i perdenti locali e globali della modernità». 

Fino al 13 gennaio. Mast (via Speranza 42) – Ingresso gratuito. Info: www.mast.org


Alphonse Mucha

Una mostra per conoscere da vicino un artista che ha contribuito a costruire l’immaginario della Parigi fin de siècle con uno stile unico che diventerà sinonimo di Art Nouveau. Alphonse Mucha è noto per le grafiche e i manifesti che ritraggono l’attrice Sarah Bernhardt. In realtà, dietro quei segni inconfondibili c’è la visione molto più complessa di un artista impegnato nell'indagare la sua idea di bellezza. Nelle suggestive sale di Palazzo Pallavicini si potranno vedere 80 opere rappresentative - tra cui 27 esposte per la prima volta in Italia - dell’artista di origine ceca. La mostra organizzata da Chiara Campagnoli, Rubens Fogacci e Deborah Petroni in collaborazione con Mucha Foundation e con la curatela di Tomoko Sato, rivela l’intero percorso dell’artista che, come sottolinea John Mucha nipote di Alphonse «ha sempre avuto come obiettivo quello di costruire ponti e non di demolirli». 

Fino al 20 gennaio. Palazzo Pallavicini (via San Felice 24) – Ingresso: 13 euro e riduzioni. Info: www.palazzopallavicini.com 

IMMAGINE MUCHA1

Immagine: "Mucha"


Warhol&Friends. New York negli anni ‘80

Un tuffo nel luogo e negli anni in cui tutto è accaduto. Arthemisia porta in città 150 opere che raccontano il clima culturale della New York animata e influenzata da Andy Warhol nel decennio in cui arte, musica, letteratura e cinema si sono mescolate, in un’esplosione di glamour funestata dalla droga e dallo spettro dell’Aids. Curata da Luca Beatrice, la mostra è articolata in undici sezioni in cui perdersi tra suoni, immagini e colori. Oltre agli originali di Warhol e le sue polaroid, sono narrati gli inizi della Street Art e della New Wave, i vari codici espressivi e le influenze che hanno portato alla proliferazione dei lavori di artisti quali Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Julian Schnabel, Jeff Koons, Nan Goldin, Maripol e Robert Mapplethorpe, solo per fare alcuni nomi presenti in mostra. 

Fino al 24 febbraio. Palazzo Albergati (via Saragozza 28) – Ingresso: 14 euro con riduzioni. Info: www.palazzoalbergati.com


Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda

Arriva per la prima volta in Italia una selezione di 250 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston che illustrano i capolavori della produzione ukiyoe ovvero “immagine del mondo fluttuante”. Si tratta di una ricchissima esposizione che esplora nel dettaglio l’arte giapponese nata nel corso dell’Ottocento e affermatasi nell'immaginario occidentale con due opere soprattutto: “La grande onda presso la costa di Kanagawa” di Hokusai e “Trentasei vedute del monte Fuji” di Hiroshige. Con un allestimento suggestivo e “Instagram-friendly”, la mostra curata da Rossella Menegazzo diventa una tappa fondamentale per comprendere la cultura di un paese attraverso la sua produzione artistica più significativa offrendo un approfondimento necessario per superare gli stereotipi legati al paese del Sol Levante.

Fino al 3 marzo. Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2). Ingresso: 14 euro con riduzioni. Info: www.oltrelonda.it

Giorgia Olivieri

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