Laboratorio di scrittura creativa №3

Scrittura
Tipografia

Per scrivere occorrono metodo, disciplina, regolarità. È il dialogo a caratterizzare il personaggio e le sue emozioni: non devono essere troppi né troppo pochi, tramite il discorso diretto o indiretto, in equilibrio fra loro.

Il discorso diretto, (quello con i due punti e le virgolette), dà immediatezza, coinvolgendo il lettore/trice. Il dialogo deve esprimere senza dire, fra le righe, e può sostituire l’azione, in un crescendo. Ogni personaggio vede e sente a modo suo: lo scrittore deve mettere in scena i veri punti di vista. Bisogna osservare con occhi nuovi ciò che ci circonda; ad esempio, una goccia di pioggia!

Si può adoperare la prima o la terza persona singolare, ambedue con vantaggi e svantaggi. Bisogna scegliere la propria “voce narrante” preferita, facendo vari esperimenti e prove. Il punto di vista dello scrittore può oscillare liberamente. I personaggi vanno caratterizzati, anche esagerando, mettendoli in contrasto fra di loro, per renderli vivi, fra realtà e invenzione, però all’interno di una struttura rigorosa.

Ogni vicenda è collocata in un tempo e in un luogo adatti, in armonia con l’ambiente. Per farlo, le tecniche principali sono: l’accelerazione dell’azione; il suo rallentamento; l’uso della punteggiatura; la lunghezza del periodo e l’uso dei tempi verbali. Le frasi brevi sono più chiare. E così la paratassi (cioè, e…e…e…).

Il luogo dell’azione determina la storia. Ad esempio, se voglio parlare di alienazione, una metropoli andrà benissimo. Ogni ambiente ha un suo significato: letterale o simbolico.

Ề bello stimolare l’immaginazione del lettore/trice! Si può ”dire senza dire”; ad esempio, descrivere una stanza, gli oggetti, i gesti, per fare capire i personaggi tramite tocchi essenziali e asciutti. Il tempo e l’ambiente caratterizzano la narrazione.

Occorre mostrare, non dichiarare un ambiente: fare vedere dinanzi agli occhi luoghi e oggetti che personificano i personaggi, a seconda dell’atmosfera che si vuole creare.

Il viaggio nel tempo avviene tramite alcune tecniche: il flashback, cioè andare indietro nel tempo, solo se è necessario, quando già si conosce il personaggio; ad esempio tramite il discorso diretto di una conversazione. Il flashorward, cioè anticipare il futuro, passare dal “cosa” al “come” si possa arrivare a un certo finale.

Il momento culminante della storia è il climax, che si alterna con l’anticlimax, che fa riprendere fiato al lettore. La scelta del finale dipende se si tratti di una struttura lineare o circolare e risolve tutto, con lo scioglimento della tensione. Il finale lineare quando il finale raggiunge il climax in un punto lontano da quello in cui la storia era iniziata. Il finale circolare quando la storia curva su se stessa e termina nel punto in cui era iniziata, chiudendo il cerchio.

Il finale può assecondare le aspettative del lettore oppure essere “aperto”; non deve essere scontato, deve essere sapientemente costruito.

Ristabilisce l’ordine oppure migliora rispetto all’inizio. Si scrive per comunicare; in fondo, per farsi amare. Si deve lavorare molto sulle parole, anche reinventandole, trasformandole. Bisogna infondere nella pagina tutta la propria energia, la tensione narrativa, perché il lettore/ trice la ritrovi, ne sia attratto e incuriosito.

S.G.L.

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