Una rappresentazione che è variata nel tempo.
Il 6 dicembre si è discusso con lo storico e scienziato Matteo Schianchi, anch’egli diversamente abile, del confronto tra l’immagine dell’handicap nell’epoca di Dante e quella di oggi. I versi dell’Alighieri dedicati al suo "Inferno" hanno permesso di ragionare anche e ancora sul tempo di oggi. Ad esempio su chi mette in atto, con coscienza o incoscientemente, antiche forme mai sparite di esclusione dei portatori di handicap.
Stefano Onnis, antropologo a capo del progetto romano Casa Museo-Bistrot dello sguardo sulla disabilità, promosso dall’Associazione romana Come un albero, conduttore dell’incontro, ha asserito che ci vorrebbe un girone specifico per gli escludenti e “magari anche un bel contrappasso…”.
Matteo Schianchi, docente dell’Università di Milano Bicocca e dottore di ricerca in storia sociale della disabilità all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi ha illustrato ai partecipanti una visita storica di un prima, un durante e un dopo “la Divina Commedia”.
Tra i saggi che Schianchi ha elaborato: “Il debito simbolico – Una storia sociale della disabilità in Italia tra Otto e Novecento” rappresenta la maniera in cui tutti consideriamo le persone con il corpo menomato, il peso con cui si deve rapportare il loro percorso sociale. Altra dissertazione è “Disabilità e relazioni sociali” destinato agli operatori sociali che lavorano presso le strutture destinate alle persone con disabilità, che rivolge tante domande e propone molte risposte, con l’obiettivo di trovare una lampadina in fondo alla galleria.
“La terza nazione del mondo” si riferisce ai 650 milioni di disabili nel mondo, ossia oltre il 10% della popolazione totale. È stato scritto ispirandosi alla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L’autore è un atleta della nazionale di sport disabili e ha gareggiato agli europei e ai mondiali di nuoto.
Ed infine l’autore ha scritto “La disabilità non è sempre la stessa storia”, in cui illustra che l’handicap appartiene da sempre alla storia dell’umanità, ma non sempre si tratta di una storia uguale. Le pratiche sociali e i pregiudizi si sono trasformati attraverso le differenti epoche. Esporre i diversi, prima di essere uno “spettacolo da baracconi è stato un vanto dei potenti”, sia in epoche antiche che moderne. La crescita dello stato sociale, dopo la persecuzione dei diversamente abili da parte dei nazisti, rischia di diventare oggi “un Welfare caritatevole noncurante dei diritti”.
Silvia Saronne
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