È nato prima l’uomo o l’arte? Cosa ha permesso di distinguerci dagli animali?

Cultura
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Partendo da una conoscenza puramente pragmatica ed utilitaristica del mondo che ci circonda, tipica degli animali più evoluti, l’uomo è riuscito ad andare oltre arrivando ad interrogarsi sull'essenza delle cose.

Questo ha permesso di dar vita a tutta una serie di conoscenze che ci hanno consentito di fare il salto dal semplice adattamento di un oggetto in strumento, alla capacità di ideare e creare dal nulla. Fu così che la nascita dell’arte coincise con la nascita dell’uomo come lo intendiamo ora, in quanto l’arte, ancor prima del linguaggio, ha permesso all’uomo di comunicare concetti, anche magico-spirituali, inerenti il bene ed il male, il bello ed il brutto, ecc… che fanno parte della vita interiore di ogni individuo.

Con la scoperta, nel 1940, della “Cappella Sistina della preistoria”, all’interno di un articolato numero di grotte nella Francia sud occidentale, presso Lascaux, prese vita sia l’indagine sull'arte rupestre, sia su quella sottile linea che differenzia l’uomo dall'animale. Ora, dopo una recente analisi isotopica del carbone utilizzato per dipingere le pareti della grotta di Chauvet, scoperta nel 1994, a metà strada fra Montpellier e Lione, nel sud della Francia, si è potuto datare con precisione i più antichi graffiti dell’uomo.  I dipinti di Chauvet, essendo stati realizzati circa 32000 anni fa, sono quindi almeno 10 000 anni più vecchi di quelli di Lascaux e rappresentano già con notevole maestria animali come mammut, cavalli, leoni, orsi, rinoceronti e cavalli "predomestici" dal manto maculato. Particolarmente interessante è la rappresentazione dei cavalli, in quanto anticipano di millenni il Rinascimento e Leonardo da Vinci, mostrando i primi studi di prospettiva. 

I dipinti di Chauvet e Lascaux mostrando la medesima padronanza di preparazione artistica, sebbene siano stati realizzati a migliaia di anni di distanza, porteranno gli studiosi del settore a rivedere le ipotesi sulle teorie dell’evoluzione dell’arte preistorica come un progresso costante che, partendo dalle rappresentazioni semplici, ha portato a quelle più complesse.  Per proteggere le più antiche raffigurazioni di arte rupestre al mondo, dal 2014 facenti parte del Patrimonio Unesco, il governo francese ha sempre vietato l’accesso al pubblico.

Tuttavia, siccome l’Arte del Paleolitico è una finestra su un mondo perduto, il governo ha deciso costruire una nuova Caverna a Pont D’Arc, distante solo pochi chilometri da quella originale. Attraverso a un lavoro multidisciplinare, che ha fatto interagire geologi e scultori, zoologi e pittori, attraverso la sapiente regia di abili architetti, non solo sono stati copiati fedelmente tutti i disegni, ma sono state ricreate tutte quelle ambientazioni che i visitatori avrebbero trovato nella grotta originale come: l’oscurità, l’umidità, stalattiti, ossa e impronte, per farli entrare il più a contatto possibile con gli uomini che hanno creato l’arte della preistoria.

Non solo per conoscere l’habitat in cui vivevano, facendo rivivere animali estinti spesso legati ai simboli caricati di valenze più profonde che non possiamo conoscere, ma anche quei tratti che fanno di quest’arte primordiale un’arte a noi coeva: la forza delle immagini, l’energia dei colori e l’uso delle sporgenze o delle rientranze per rendere le figure multidimensionali. E se lo stesso Pablo Picasso, dopo aver visitato le grotte di Lascaux, riferendosi all’arte moderna, disse: “Non abbiamo inventato nulla”, come contraddirlo?

Pier Paolo Vettori

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