Dovrebbe creare repulsione nei confronti di ogni tipo di mafia.
In realtà, si tratta di una inutile esibizione di violenza, che sdogana una subcultura tamarra ed emarginante.
L’entrata nelle nostre case di questi loschi figuri, ogni sera, dopo cena, ce li rende familiari e quando li incontriamo per strada con i loro tatuaggi ed i loro amuleti ci sembrano normali, come una componente essenziale di un paesaggio da brivido, rispetto al quale non possiamo fare niente.
Preferivo la toccante ingenuità di Damiano Damiani ne: “Il giorno della civetta”.
Maurizio Cocchi