Serendippo: un crowdfunding per rivitalizzare Corticella

Interviste
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Obiettivo raccogliere 22mila euro per portare l’arte a Corticella.

Si chiama Zona NG 6.16 il nuovo progetto promosso dall’associazione bolognese. Dietro un nome degno di un rebus, ad agosto si è timidamente affacciato sui social network un progetto tanto interessante quanto ambizioso. Si chiama Zona NG 6.16, lettere e numeri che stanno per Zona Navile-Gorki, le coordinate dell’area compresa tra i civici 6 e 16 nella quale l’Associazione Serendippo capitanata da Etta Polico sogna di rivitalizzare il Centro Civico Michelini a Corticella. Si tratta di una settimana di arte en plein air corredata da incontri, performance live, dibattiti e mostre in programma dall’8 al 15 ottobre. Progetto ambizioso, si diceva, perché per mettere in piedi l’iniziativa l’associazione deve raccogliere entro il 19 settembre 22mila euro attraverso una campagna di crowdfunding altrimenti non se ne farà nulla. Per dare il proprio contributo: https://www.produzionidalbasso.com/project/zonang6-16 

Etta, come è nata questa idea?

Per caso, come succede spesso a Serendippo. In occasione dell’intitolazione del centro civico al partigiano Lino “William” Michelini, le scuole Panzini e il Quartiere ci hanno chiesto un progetto di street art. Noi abbiamo deciso di far dipingere gli studenti e con loro abbiamo fatto una serie di interviste in quella zona. 

E cosa avete scoperto?

Che a Corticella si praticava l’“immaginazione civica” già dal 1978. Il Centro Civico è nato su progetto di Carlo Salomoni attorno all’intervento di edilizia popolare ma sono state soprattutto le persone che lo hanno abitato a dare il loro contributo. Come scrive Francesca Ciampi nel suo libro “Corticella era il centro del mondo e noi che abitavamo lì ci sentivamo molto privilegiati”. Qui quasi quarant’anni fa c’era già tutto.

Prova Ella

Foto: il Centro Civico Michelini visto dall'alto

Nello specifico?

C’erano biblioteche, attività legate al cinema, teatro e musica, progetti interdisciplinari e una concezione della piazza come luogo della risoluzione dei problemi, una sorta di agorà greca. È nato qui Sokos, il primo centro di medicina sociale perché il contesto era favorevole: vuol dire che a fine anni ’70 chiunque poteva essere curato per qualsiasi malattia anche a trasmissione sessuale in forma anonima, si facevano già screening al collo dell’utero, le ginecologhe anti-abortiste non venivano accettate e si facevano riunioni sulle tossicodipendenze. In un verbale datato 1980 troviamo scritto “noi non dobbiamo avere paura delle siringhe che troviamo perché dove vediamo una siringa c’è un ragazzo che soffre. Occupiamoci quindi della sofferenza del ragazzo”. Mi sembrava estremamente all’avanguardia, se pensiamo ai tempi che stiamo vivendo ora.

Avrete intercettato anche tante persone e tante storie?

Sì. Una di queste, come dicevo prima, è Francesca Ciampi che ci ha dato una gran mano a raccogliere materiale e ora fa parte dell’organizzazione. Poi abbiamo conosciuto Miriam Ridolfi, una che si è sempre occupata molto del ruolo delle donne, l’ex Ministro Nerio Nesi è nato a Corticella, ma questo solo per fare qualche nome. Ma c’è una storia che ci è piaciuta particolarmente. 

Quale?

Abbiamo scoperto che durante il ventennio fascista Luigi Fabbri, un maestro elementare, portava in giro per il quartiere i suoi libri con un carretto dando vita a una biblioteca circolante. Serendippo ha una bibliocasa in via Mascarella ma, a quanto pare, non ci siamo inventate nulla che a Corticella non fosse già stato sperimentato. 

Pianta

Immagine: mappa della zona occupata dal Centro Civico 

22mila euro sono una bella somma da raccogliere in così poco tempo…

È vero ma noi abbiamo deciso di non chiedere alcun aiuto al Comune perché vogliamo rimanere indipendenti. Avremo tante spese da sostenere: l’occupazione del suolo pubblico, il lavoro degli artisti e non solo, i viaggi degli street artist convocati, le stampe, i materiali, un catalogo che raccolga il materiale perché vogliamo che ne rimanga traccia e che non siano solo muri dipinti. Tra le cose belle poi, gli artisti saranno ospitati dai residenti che si sono già dimostrati disponibili, sarebbe davvero un peccato non farcela. Vogliamo raccontare una storia che probabilmente anche i bolognesi stessi non conoscono. La Bologna di adesso dovrebbe guardare a esperienze del passato come questa del centro di via Gorki: la nostra contemporaneità è molto più indietro rispetto a quel tempo. 

Cosa vi aspettate?

La nostra è una scommessa. Si fa un gran parlare di progetti dal basso, di collaborazione, di indipendenza dalle istituzioni. Ecco, noi facciamo tutto questo. In fondo basterebbe che ognuno donasse anche solo 5 euro.

Sei ottimista?

Io sì. Sono certa che ce la faremo.

Giorgia Olivieri

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