Disoccupati… ma padroni delle nostre notti e delle nostre mattine

Lavoro
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Quale uomo riesce a vivere la propria vita esulando dagli aspetti sociali?

Chi saremmo se non ci rappresentassimo agli altri come padre, madre, studente, lavoratore e via discorrendo? Eppure, allo stesso tempo questi ruoli ci stanno stretti, lo sappiamo bene noi italiani sempre più americanizzati, sempre più immersi nel sistema capitalistico che ci ha incasellati bene nella giostra della produzione, mai ferma, mai zitta.

Partiamo da un presupposto: noi non siamo tutte queste cose. Noi siamo quello che siamo indipendentemente da quello che riusciamo a combinare nella vita, noi siamo altro dagli sbagli, altro dalla sfortuna e anche dalla fortuna, dai soldi, dai matrimoni, dall'essere genitori o dal non esserlo; siamo anche quello che non sappiamo di essere, perciò come fa un sistema che si basa sui soldi a dirci chi siamo? A darci dei nomi? Solo chi ci ama profondamente può avere la coscienza di guardare oltre il nostro ruolo nella società, ci ama, appunto, senza nessun motivo apparente, perché non pretende niente da noi.

"Lo amo perché è un uomo che sa gestire i propri affari, il proprio potere". "La amo perché ha avuto successo e il suo lavoro mi affascina". "Mi sono innamorata di un medico". Frasi a cui abbiamo da tempo abituato l'orecchio nei serial statunitensi.

Metà delle donne oggi non lavora. Numeri impressionanti riguardano la disoccupazione nel nostro paese; si salva il debito pubblico senza salvare il lavoro delle singole persone. Uomini e donne che si sono identificati col proprio lavoro e che si sono uccisi, perché insieme alla perdita dell'impiego hanno visto pure la perdita di sé stessi. Un discorso enorme meriterebbe il valore del lavoro oggi che sta cambiando, la sostituzione degli esseri umani con i robot che è già una realtà contemporanea ed è destinata a crescere. I politici dovrebbero occuparsi di questo salto epocale, di questa sostituzione che conviene alle aziende, ma che scarta esseri umani. 

Esiste già il redattore robot, l'avvocato, perfino lo psicologo e il medico. Questo scarto ha l'impellente necessità di non rimanere tale ma di diventare un cambiamento migliore nella vita delle persone. Stiamo oltrepassando l'impiego di esseri umani senza prevedere per loro un'ottimizzazione della loro felicità. Non ci siamo mai chiesti se un operaio che ripete meccanicamente lo stesso gesto per anni sia felice e non ci chiediamo adesso cosa farà un essere umano senza un lavoro. Uno qualsiasi. Perché la felicità per tutti deriva dal fatto di saper provvedere a sé stessi, di occupare un piccolo spazio nel mondo e viverci senza pesare su nessuno; e facendo questo abbiamo scartato tante belle parole come 'libertà', 'tempo libero', 'soddisfazione personale', 'creatività', 'diritti', 'dimensione umana', 'ecologia', 'bellezza'.

Oggi si fa fatica a parlare di disoccupazione, perché lo Stato non sta proteggendo 'i nostri' disoccupati, anzi, li stigmatizziamo negativamente, non li supportiamo socialmente. Li stiamo scartando. Ma come si può scartare un essere umano? Come può una società, la nostra, italiana, basarsi sulla forza-lavoro di milioni di casalinghe non pagate? Come può ancora un paese detto civile ridimensionare il valore di un essere umano ai più bassi livelli solo perché è femmina? Quanti scarti ancora devono esserci per capire che stiamo sostituendo la felicità ancora con i soldi.

Mi viene da pensare che forse è meglio così, in fondo chi cavolo vorrebbe lavorare in un call-center a vita? Esilarante il racconto di Michela Murgia sulla telefonista della Kirby che chiama le casalinghe. Chi vorrebbe un posto fisso nell'azienda più noiosa del mondo? Non è meglio essere disoccupati? Padroni delle nostre mattine e della notte, padroni del nostro tempo, padroni e non più servi-impiegatucci trattati senza rispetto in casermoni chiamati aziende. E i soldi? Come faremo a procurarceli? Faremo come uno dei personaggi di Erri de Luca, dispersi nelle montagne esperti di sopravvivenza e cieli immensi. Respireremo aria pulita e ci accontenteremo di poco, quasi di niente.

I robot intanto arricchiranno le tasche di qualche banchiere e manager (tutti maschi s'intende) milionario e tutti gli altri uomini lavoreranno la terra e pascoleranno le bestie (libere anche loro). Non ci vuole tanto, abbiamo la necessità di avere poco. Nessuno avrà più voglia di suicidarsi e nessuno avrà più l'ansia di non riuscire a mantenere il solito livello di benessere, cioè riuscire a spendere sempre molto ogni mese, andare alle cene, pagare la palestra, lo psicoterapeuta, l'estetista, il parrucchiere, la connessione Internet, Sky, il suv, il cellulare e tutte le cose inutili di cui non possiamo più fare a meno.

Emanuela Desiati

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